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BACOLI/ Delfino morto sulla spiaggia di Capo Miseno

BACOLI/ Delfino morto sulla spiaggia di Capo Miseno
  • Pubblicato12 Novembre 2016

cetaceo1BACOLI – La carcassa di un cetaceo, probabilmente un delfino, è stata rinvenuta ieri pomeriggio sull’arenile di Capo Miseno, a Bacoli. L’animale spiaggiato, ormai in avanzato stato di decomposizione, è stato avvistato da una cittadina mentre passeggiava lungo la litoranea misenate. Non si conoscono le cause del decesso dell’esemplare di mammifero, lungo all’incirca 170 centimetri. Il cetaceo, trascinato dalle onde sulla riva del litorale, sembra però recare evidenti ferite all’addome. Non è la prima volta purtroppo che lungo le coste flegree viene ritrovato un esemplare di delfino morto.

cetaceo3I NOSTRI MARI, SCRIGNO DELLA BIODIVERSITA’ – I mari nostrani pullulano di questi magnifici mammiferi marini. La “bassa stagione” è il periodo migliore per avvistare balene, capodogli e delfini che, non più disturbati dal traffico marittimo, si avvicinano alla costa. La stessa area marina protetta che lambisce le vicine isole di Ischia e Procida, rappresenta un vero e proprio santuario per i cetacei, nonché patrimonio della biodiversità, sebbene per certi versi insospettabile. Nelle acque circostanti le isole flegree – soprattutto a nord dell’isola d’Ischia, in corrispondenza del Canyon sottomarino di Cuma – sono state censite sette specie di cetacei. Recenti studi dimostrano che questa straordinaria ricchezza in specie è dovuta alle particolari condizioni ecologiche che interessano la zona: l’andamento combinato dei venti e delle correnti, unito alla forma “a imbuto” del canyon (o per meglio dire, del “sistema di canyon”), determina il trasporto verso la superficie di una notevole quantità di nutrienti, accumulatisi negli anni alla base del canyon in seguito all’apporto di detrito organico dei fiumi Garigliano e Volturno. Questo fenomeno di risalita di acque profonde e ricche di nutrienti è definito “upwelling” dagli oceanografi e rappresenta il presupposto ideale per la formazione di una fitta rete alimentare che parte dai produttori primari, passa attraverso alcune specie chiave, come Meganyctiphanes norvegica (crostaceo eufasiaceo principale componente del “krill”), e arriva sino ai grandi predatori come tonni, pesci spada, uccelli marini e, appunto, cetacei.