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STORIE DI CAMORRA/ La guerra dei Ferro nel Rione Toiano «Incendiammo noi il circolo dei Pagliuca»

STORIE DI CAMORRA/ La guerra dei Ferro nel Rione Toiano «Incendiammo noi il circolo dei Pagliuca»
  • Pubblicato12 Agosto 2020
Lino Pagliuca

POZZUOLI – L’incendio della sala giochi del cognato del nuovo pentito di camorra Lino Pagliuca e l’agguato al nipote del boss Gennaro Longobardi per affermare la forza del clan e colpire i Longobardi-Pagliuca. Due episodi che portano la firma del clan Ferro, costola del clan Beneduce. L’incendio al circolo di Salvatore Baldino, detto “Sasà”, sarebbe stato ordinato da Savio Ferro, fratellastro del boss Gaetano Beneduce. Il raid forse come un segnale indirizzato alla famiglia Pagliuca, da sempre fedele al boss Gennaro Longobardi. E’ quanto emerge dalle parole del boss pentito Antonio Ferro che tira in ballo anche Raffaele Giogli, reclutato dallo stesso Savio e a cui veniva dato uno stipendio da 300 euro a settimana “per fermare i lavori ai cantieri”.

Antonio Ferro

IL RAID INCENDIARIO – «Giogli ha fatto diverse estorsioni e ha partecipato all’incendio della sala giochi del cognato di Pagliuca, su ordine di Savio Ferro. Hanno partecipato Giogli, Diego Scognamiglio, Paoletto Cozzolino, mio fratello Andrea e qualcun altro. Io non c’ero ma lo sapevo perchè lo avevamo organizzato insieme a Savio io e mio fratello. C’era anche Alessadro Iannone quando decidemmo di incendiare il circolo e questi era presente anche quando fu effettivamente appiccato il fuoco al locale….A quest’incendio ha partecipato anche mio cugino Rosario Beneduce che era appena uscito dal carcere».

Gennaro Gaudino

L’AGGUATO AL NIPOTE DEL BOSS – Antonio Ferro ha fatto luce anche sull’agguato a Gennaro Gaudino detto “Genny”, nipote del boss Gennaro Longobardi: ha ammesso di essere l’autore, insieme al fratello Andrea, Paoletto Cozzolino e ad altre persone. Gaudino è ritenuto un “rivale” dei fratelli Ferro, un ribelle accusato di aver animato una fronda nei confronti dei nipoti di Beneduce, in quanto forte dell’imminente uscita dello zio Gennaro Longobardi.

ALTERNANZA – Episodi che confermano l’alternanza del predominio, negli ultimi 20 anni di storia della camorra puteolana, da parte dei Longobardi e Beneduce all’interno del clan che portava il nome dei due boss. Uno scontro continuo che portò anche al duplice omicidio Di Bonito-Iacuaniello, i fedelissimi di Beneduce uccisi per volontà di Salvatore Pagliuca, detto “Totore ‘o biondo”, braccio armato di Longobardi al Rione Toiano. Quel duplice omicidio, consumato il 26 giugno del 2008, -stando alle indagini della DDA- fu realizzato grazie all’appoggio fornito dal clan Sarno in virtù di un’allenza proprio con i Longobardi.