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Quarto

QUARTO/ Spaccio di droga, 25 anni di condanne annullate per tre imputati

QUARTO/ Spaccio di droga, 25 anni di condanne annullate per tre imputati
  • Pubblicato27 Ottobre 2023

QUARTO – Cessione illecita di sostanze stupefacenti, condanna annullata per tre imputati. A stabilirlo è la sesta sezione della Corte di Cassazione. I giudici hanno accolto le tesi difensive degli avvocati Luca Gili e Valerio Vianello Ancorretti che avevano chiesto l’annullamento della sentenza per Nicola Carandente (5 anni, 7 mesi e 10 giorni di reclusione); Angelo Famà (4 anni, 5 mesi e 10 giorni di reclusione) e Attilio Oriunto (14 anni e 8 mesi di reclusione).

L’ARRESTO – L’arresto risale a giugno 2020. Nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, i carabinieri della Compagnia di Marano diedero esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, di cui 8 in carcere e 6 agli arresti domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, nei confronti di 14 soggetti ritenuti gravemente indiziati di associazione finalizzata al traffico illecito, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti. L’indagine permise di ricostruire le attività di due organizzazioni criminali deputate allo spaccio di sostanze stupefacenti operanti nei territori di Quarto e Fuorigrotta. Un “sistema”, quello messo in atto dagli indagati, che secondo gli inquirenti era diventato proficuo grazie all’utilizzo di utenze dedicate, abitazioni per il deposito e la custodia della droga, addetti alla preparazione delle dosi, pali, addetti alla vendita ed alla contabilità. Il “business” della droga veniva realizzato seguendo prevalentemente due modus operandi: il primo fondato su una vendita “statica” dello stupefacente; il secondo, invece, basato su un canale più dinamico. La vendita “statica” avveniva per mezzo di piazze di spaccio realizzate temporaneamente per la vendita dello stupefacente, in punti di maggior afflusso da parte dei giovani acquirenti (bar, pub, pizzerie, sale scommesse, piazze e, in alcuni casi, le abitazioni degli indagati) che consentiva ai vari pusher di aumentare il proprio volume di affari. Lo spaccio avveniva grazie anche all’aiuto di alcuni fiancheggiatori, che avevano il compito di avvisare i pusher in caso di controlli da parte delle forze di polizia. La vendita dinamica, invece, si verificava mediante appuntamenti concordati a mezzo telefono tra spacciatore e acquirente, rendendo difficile e imprevedibile l’individuazione del luogo dell’incontro.