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Cronaca Primo Piano

POZZUOLI/ Opere abusive al Play Off, lo conferma anche il Consiglio di Stato

POZZUOLI/ Opere abusive al Play Off, lo conferma anche il Consiglio di Stato
  • Pubblicato17 Luglio 2018

POZZUOLI – Dopo la bocciatura da parte del Tar Campania, anche il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso presentato dal proprietario del Play Off contro l’ordine di abbattimento di alcune opere ritenute abusive. Si conclude dopo tre anni, dunque, la vicenda iniziata quando Il dirigente dell’ufficio Gestione, Tutela e Sicurezza del Territorio, Urbanistica ed Edilizia di via Tito Livio aveva ordinato l’abbattimento dei manufatti.

LE OPERE CONTESTATE – In particolare, ad essere contestati, erano «la parete della palestra posta al piano seminterrato, costituita da infissi in alluminio e vetri, è stata avanzata verso l’esterno di metri 2,30 per tutta la lunghezza di metri 16,00; chiusura del relativo corridoi di camminamento a servizio degli spogliatoi e servizi lungo circa 9.30 e largo 1,20 metri mediante la realizzazione di un muretto di altezza di circa 50 centimetri con sovrastante infissi in alluminio e vetri per una altezza variabile da metri 1,60 a metri 2,50 circa essendo la copertura inclinata».

TRE ANNI DI BATTAGLIA LEGALE – Era il luglio del 2015, e subito la proprietà del noto complesso ricreativo di Lucrino aveva avanzato la sua difesa, presentando una lunga lista di documenti che nel tentativo di dimostrare la liceità delle opere. Quando la palla passa al Tar, viene innanzitutto bloccato l’ordine di demolizione, in attesa di capire «se per le opere contestate con l’ordinanza di demolizione risultino o meno rilasciati titoli edilizi» nonché «se le opere risultino o meno realizzate in difformità agli eventuali titoli rilasciati e in caso positivo quale sia la consistenza delle difformità riscontrate, ove esistenti».

LA RELAZIONE – Incaricato della verifica un architetto della Regione, la cui relazione viene depositata pochi mesi dopo. Nel documento si leggeva, dopo una corposa elencazione tecnica: «l’attuale configurazione dei luoghi non sia sostenuta da titolo edilizio abilitativo». A decidere sulla vicenda – tra l’altro complicata anche dalla mancanza di una planimetria, sequestrata nel 1988 dalla Guardia di Finanza e mai più recuperata – arrivano poi i giudici del Consiglio di Stato.

LA POSSIBILE SUPER MULTA – Ma le cose, sostanzialmente non cambiano. I ricorrenti dovranno pagare anche 3mila euro al Comune di Pozzuoli. Ed ora, al proprietario non resta che abbattere le opere contestate. In caso contrario, passeranno nella disponibilità dell’ente locale e per i trasgressori arriverebbe anche una super multa da 20mila euro.