POZZUOLI/ Figliolia contro i negazionisti: «L’epidemia non è finita»
POZZUOLI – Il sindaco Vincenzo Figliolia ha scritto una lettera ai suoi concittadini per meglio descrivere la fase che si sta attraversando in questo periodo ancora contraddistinto dall’emergenza coronavirus. «In questi mesi di gestione della pandemia spesso si è accusato il governo, i media, le autorità locali, di fare “terrorismo mediatico”, di forzare una certa visione della situazione epidemiologica per governarla con la paura. In tutta franchezza, personalmente e conoscendo la realtà dei fatti, io non ho mai visto terrorismo. Ho visto sicuramente informazione e sicuramente autorità nei provvedimenti conseguenti e necessari ad affrontare la contingenza, ma mai terrorismo. Ed ho visto, ahimè, al contrario, con le riaperture, una non volontà da parte dei cittadini nel gestire la responsabilità personale, che è la base della convivenza sociale. La libertà, in un consesso sociale, è prima di tutto responsabilità. Non è un atto di accusa, quello che sto facendo. Comprendo e lo comprendo da vicino, sono un essere umano come tutti voi, che i mesi del lockdown, le restrizioni, hanno generato all’opposto un desiderio di riprendersi in qualche modo tempo e spazi perduti. Ma non era il momento ancora. Sono stati riaperti servizi, attività sportive, ristorazione, bar, divertimento. Le attività turistiche e la mobilità. Ma contestualmente sono state emanate norme, ribaditi e ripetuti, come necessari e inderogabili, comportamenti individuali da tenere per evitare una ripartenza del contagio. Non è andata malissimo, e basta guardare le notizie che arrivano da altri stati europei, ma non è andata neanche bene, a guardare i nostri dati. Che non dicono affatto che l’epidemia è finita, che il virus è morto o più debole, che non c’è più rischio e che i numeri sono irrisori: dicono che siamo spesso, troppo spesso vicini a soglie di allarme, oltre le quali la gestione diventa incontrollabile. E se lo dico non lo dico per accusare, né cittadini, né chi è chiamato a predisporre la prevenzione, né tanto meno chi le attività è chiamato a coordinarle, prendendo decisioni. Lo dico per invitare tutti a riflettere su quello che ognuno di noi può fare per evitare che il processo diventi irreversibile, che non è tantissimo».
L’APPELLO AI GIOVANI – Nella sua lettera aperta alla città il sindaco di Pozzuoli ha rivolto un particolare appello ai più giovani: «Stiamo per affrontare la sfida più difficile e al contempo più importante per la nostra società: riaprire i luoghi di cultura, a partire dalle scuole. E siamo chiamati urgentemente a farlo in un momento che speravamo fosse simile, per situazione epidemiologica, a quello di giugno, di luglio. Ma mentirei se dicessi che è così. Ed è mentire anche dire e garantire un rischio zero, soprattutto alla luce degli studi sulla trasmissione del virus da asintomatici e alla luce dei numeri sulla diffusione del contagio. Dobbiamo cambiare, noi per primi. Dobbiamo tornare a rispettare le regole individuali, nel rispetto dell’altro. Dobbiamo comprendere che senza non ce la faremo. Abbiamo lavorato nelle scuole e con le scuole, le scuole hanno predisposto protocolli e regolamenti, in funzione delle linee guida dettate dall’ISS e dal MI, ma non basta. Occorre che ognuno di noi, sempre, in ogni situazione, svolga il suo ruolo. Anche i giovani. Ed è a voi che voglio rivolgermi. A voi che “sarete obbligati” ad una scuola “diversa”, che non piace a nessuno. Che sarete chiamati al rispetto di regole rigide nelle ore di attività in presenza. Non basta. Non basta che voi impariate a rispettarle a scuola. È necessario e inderogabile che voi impariate a rispettarle sempre, dentro e fuori la scuola. E a voi genitori per i più piccoli. Occorre lo sforzo di tutti, ora più che mai. Farò tutto quanto in mio potere per garantire supporto, per ottenere maggiori controlli, per potenziare il sistema di screening. Ma il rispetto delle regole tocca a tutti. Solo insieme possiamo resistere e vincere».