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Raffaele, sparato a Pozzuoli per difendere una donna «Un gesto che rifarei»

Raffaele, sparato a Pozzuoli per difendere una donna «Un gesto che rifarei»
  • Pubblicato8 Ottobre 2025

POZZUOLI – Negli occhi ha ancora impressi quegli attimi di paura Raffaele Nasti, 31 anni, ferito con un colpo di pistola da un uomo che stava picchiando la moglie davanti al figlio piccolo. Raffaele, la sera del 28 settembre, tentò di difendere quella donna insieme al padre Paolo, 61 anni. Lui fu colpito da un proiettile che gli trapassò la gamba andando poi al colpire il padre alla pancia. L’autore di quel duplice tentato omicidio è ora in carcere: si chiama Vincenzo Leone, 32 anni, di Monterusciello.

Raffaele, innanzitutto come stai? «Adesso bene, anche se dovrò fare un percorso per guarire definitivamente. Il proiettile mi ha colpito al muscolo femorale e una volta uscito dalla mia gamba ha colpito mio padre»

Cosa hai pensato in quei momenti? «Ho visto quell’uomo che puntava la pistola verso di me, poi ho sentito uno sparo. Inizialmente non avevo capito che il proiettile mi avesse colpito, poi dopo pochi secondi ho visto la mia gamba piena di sangue ed ho sentito dolori fortissimi»

La cosa che più ti è rimasta impressa? «Quando ho visto mio padre a terra. Poteva essere una strage. Insieme a me e mio padre c’erano mio cugino e mia sorella incinta»

Quando vi siete resi conto della gravità di quello che stava avvenendo? «Stavamo nei pressi del parcheggio quando abbiamo visto un uomo che stava picchiando una donna in auto. Erano fermi vicino alla casetta dell’acqua. La colpiva al volto e alla testa con un telefonino. Lei urlava e dava calci alla portiera. C’era anche un bambino. Un passante si è avvicinato ma è stato minacciato e cacciato» 

Poi siete intervenuti voi…«Si, a quel punto mi sono avvicinato con mio padre e mio cugino e lui ha risposto che dovevamo farci i fatti nostri. Poi sono intervenuti i vigili e l’hanno portato via. Poco dopo è ritornato, cercava mio padre perché non aveva accettato la nostra intromissione. Quando l’ha visto passare in bici lo ha fermato e l’ha preso a schiaffi. Poi ha atteso che arrivassimo noi perché ce la voleva far pagare».

Cosa volevate fare? «Volevamo solo difendere mio padre, dopo che era stato schiaffeggiato»

Visto come è andata, sei pentito di essere intervenuto? «Assolutamente no. E’ un gesto che rifarei, se vedo una donna in difficoltà io non mi fermo, la vado a difendere»

Cosa chiedi ora? «Spero che paghi per quello che ha fatto, poteva ammazzare me, mio padre e mia sorella incinta che era vicino a noi. Oltre alla moglie e al figlio che erano in macchina con lui».