POZZUOLI/ Estorsione da 10mila euro ad agenzia funebre: arresto bis per “gli amici di Toiano” «Buttate la benzina davanti al suo ufficio»
POZZUOLI – Diecimila euro per i due anni di attività svolti a Pozzuoli. E’ la richiesta estorsiva avanzata dal gruppo criminale de “gli amici di Toiano” al titolare di un’agenzia funebre e che ieri sera ha fatto scattare un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico del pentito di camorra Gennaro Alfano e di Gaetano Arcone detto “masaniello”. I due -già arrestati nei mesi scorsi- si trovano attualmente in carcere: a loro si è giunti attraverso le indagini condotte dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Pozzuoli e coordinate dalla DDA di Napoli, la denuncia della vittima e i riscontri avuti attraverso i racconti degli ultimi pentiti di camorra Silvio De Luca e Francesco Loffredo, quest’ultimo reo confesso in merito all’episodio dell’estorsione. In totale sono state sei le richieste di arresto nei confronti di altrettanti affiliati ai gruppi criminali di Monterusciello e Toiano che si muovono sotto il cartello dei Longobardi-Beneduce, anche avvalendosi dell’intermediazione di esponenti del clan Sorianello del Rione Traiano.
LE MINACCE – I fatti risalgono allo scorso dicembre. La richiesta di estorsione arrivò dopo un primo incontro a Monterusciello, prima nei pressi di un bar e poi a casa di un affiliato alla presenza della moglie e del cognato che aveva fatto da intermediario per l’incontro. Il mandante dell’estorsione fu Gennaro Alfano che, insieme ad altri affiliati del gruppo di Toiano e di esponenti vicini a “quelli del bivio” di Quarto, erano stati-secondo i pentiti- anche mandanti ed esecutori di un incendio ai danni di un centro scommesse di Licola. Durante l’incontro, a cui ne seguirono altri, al cospetto del titolare dell’agenzia funebre Gaetano Arcone disse che “aveva preso informazioni” e che siccome “stava lavorando da due anni” doveva dare a loro di Pozzuoli “un aiuto di 10mila euro”.
IL RAID – L’azione incendiaria fu messa in atto a Pozzuoli da Francesco Loffredo che cosparse di benzina l’ingresso della sede dell’impresa funebre e nell’ allontanarsi a bordo di una motocicletta mimò verso le telecamere il gesto di sparare con la pistola. “Dal motorino ho versato la benzina con la mano sinistra -ha raccontato ai magistrati lo stesso Loffredo- e dopo averla appoggiata a terra verso la vetrata, dove verosimilmente vi erano delle telecamere, ho fatto il segno con la mano, mimando una pistola, che la volta successiva avremmo sparato”.