POZZUOLI/ Droga e camorra, la mappa delle piazze di spaccio. Anche un neomelodico tra i clienti



POZZUOLI – Una piazza di spaccio capace di garantire al clan almeno 5mila euro al mese. E’ quella di Monterusciello, gestita dai fratelli Andrea ed Antonio Ferro e poi “spartita” con Nicola Palumbo una volta scarcerato “Faccia abbuffata”. E’ quanto emerge dagli atti dell’inchiesta della Dda di Napoli denominata “Iron Men”. Il mega-quartiere alle porte della città, dunque, come vero e proprio supermarket della droga, suddiviso in dieci “punti vendita”.

10 PUNTI VENDITA – Al gradino immediatamente più basso di quello occupato dai Ferro e Palumbo, ci sarebbero stati i capi piazza, e cioè Pio Aprea, detto “Priariello”; Giuseppe Carotenuto, alias “Pinuccio ‘a ricotta”; Angelo Capasso e colui che si sarebbe successivamente pentito, Giuseppe Rocco. E’ stato proprio quest’ultimo a raccontare le modalità di funzionamento della piazza di spaccio di Monterusciello. A fornire i grossi quantitativi di stupefacenti, invece, sarebbe stato Luigi Mattera, ucciso lo scorso settembre mentre era alla guida dell’auto della figlia del boss Gennaro Longobardi.
LA DROGA AI LOTTI DI MONTERUSCIELLO – Più nello specifico, la piazza di Monterusciello era a sua volta suddivisa in tre macro aree: il lotto 9, lotto 1 e lotto 5. Nel lotto 9 avrebbe avuto un ruolo di primo piano Alfonso Di Bonito, detto “o nano”, finito martedì agli arresti domiciliari. Dislocati in altri punti strategici di Monterusciello, altri personaggi finiti nell’inchiesta: Giovanni Amirante, sottoposto all’obbligo di dimora e presentazione all’autorità giudiziaria; Salvatore Barile, finito ai domiciliari; Francesco Romano, detto “Checcotto”, anch’egli con l’obbligo di dimora. Quest’ultimo, tra i gestori della piazza del lotto 5, avrebbe ricevuto un incarico del tutto particolare: consegnare droga ad un noto cantante neomelodico che di lì a poco si sarebbe dovuto esibire ad un matrimonio. Per quanto riguarda lo spaccio di cocaina, la base operativa sarebbe stata al lotto 1.

LA PIAZZA DEI “600 ALLOGGI” – Discorso a parte, poi, per la zona conosciuta come “600 alloggi”. Qui, la piazza di spaccio sarebbe stata in mano a Giuseppe e Salvatore Trincone, padre e figlio, conosciuti come “’o licc”. Oltre a Monteriusciello, le altri principali piazze di spaccio del clan era collocate nel rione Toiano.

HASHISH E COCA NEL RIONE TOIANO – Qui, secondo l’Antimafia partenopea, a gestire le cose sarebbero stati i fratelli Marco e Massimiliano Beneduce, ma sotto la guida dei Ferro. A collaborare con i Beneduce sarebbero stati Filippo Lucignano e Antonio Mele, detto “’o campagnolo”, considerato un elemento storico della mala flegrea. In realtà Mele sarebbe stato scelto dopo la crisi di fiducia che i Ferro avrebbero avuto nei confronti dei cugini Beneduce. A Toiano avrebbe operato anche Antonio Nizzolini, detto “Recchitiella”.

I PUSHER DI LICOLA – Infine, Licola, al confine con Giugliano. Lo spaccio di stupefacenti in questa zona sarebbe stata affidata a Gustavo Troise, con la partecipazione di Francesco Andreozzi (con obbligo di dimora proprio a Giugliano) Nicola Vallozzi, detto “’o stuort” e Salvatore Sorce, residente a Licola e sottoposto all’obbligo di dimora.