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POZZUOLI/ Camorra, affiliato al clan “Longobardi-Beneduce” finisce in carcere

POZZUOLI/ Camorra, affiliato al clan “Longobardi-Beneduce” finisce in carcere
  • Pubblicato27 Ottobre 2014

di Alessandro Napolitano

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Antonio Di Roberto, deve scontare 15 mesi di pena

POZZUOLI – Dovrà scontare un anno, tre mesi ed un giorno di carcere e lo farà nella casa circondariale di Secondigliano. Ad essere arrestato dai carabinieri della compagnia di Pozzuoli è stato Antonio Di Roberto, 39 anni, ritenuto affiliato al clan Longobardi-Beneduce. La procura generale di Napoli ha emesso nei suoi confronti un ordine di carcerazione per concorso formale e reato continuato in associazione per delinquere di tipo mafioso. I militari, una volta giunti presso la sua abitazione, in via Sergio Orata all’interno del rione Toiano, hanno anche effettuato una perquisizione. Controllando la palazzina nella quale vive Di Roberto, il quale era sottoposto al regime di sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel comune puteolano.

OCCHI ELETTRONICI DAVANTI CASA – Nonostante il divieto di possedere strumentazione che permettessero di controllare l’ingresso di casa, Di Roberto aveva fatto installare una telecamera a circuito chiuso all’esterno della porta di ingresso. L’occhio elettronico ed i relativi cavi di collegamenti sono stati sequestrati. Ma la perquisizione nell’abitazione di via Orata ha permesso ai carabinieri di rinvenire una quarantina di stecche di hashish, del peso complessivo di 80 grammi. La droga è stata anch’essa sequestrata a carico di ignoti. L’uomo è ampiamente noto alle forze dell’ordine.

VICINO AL BOSS LONGOBARDI – Nell’ottobre del 2008 finì in manette assieme ad altre tre persone legate all’organizzazione camorristica, tra le quali Salvatore Pagliuca, detto Totore ‘o biondo, condannato a 20 anni di cella in quanto ritenuto ai vertici del clan flegreo. In particolar modo all’ala più vicina a quella del boss Gennaro Longobardi. Doveva rispondere di tentata estorsione aggravata ai danni di un centro medico di Pozzuoli. Ma meno di due anni dopo arrivò un altro provvedimento nei confronti di Antonio Di Roberto, tra l’altro durante la sua detenzione. Il suo nome finì tra i 90 destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare, nell’ambito dell’inchiesta Penelope. Era il 24 giugno del 2010 quando centinaia di carabinieri trassero in arresto un numero di affiliati e capi clan mai visto prima nell’area flegrea. Il 21 settembre del 2011, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, per Di Roberto arrivò una condanna a 4 anni. Furono ben 56 gli imputati alla sbarra. Tra questi anche la moglie di Salvatore Pagliuca, Partorina Arcone poi condannata a 18 anni e suo figlio Procolo, a 20 anni.