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Cronaca Primo Piano

Parlano i pentiti: estorsioni e droga, ecco come funziona il «Sistema Pozzuoli»

Parlano i pentiti: estorsioni e droga, ecco come funziona il «Sistema Pozzuoli»
  • Pubblicato30 Marzo 2022
Gennaro Coppola alias “o nasone”

POZZUOLI – I soldi delle estorsioni da dividere al 50% tra i gruppi di Monterusciello e Toiano con una quota da versare alle famiglie dei detenuti e un pizzo di 5mila euro a settimana per la gestione delle piazze di spaccio. E’ il «Sistema Pozzuoli» raccontato dagli ultimi pentiti di camorra. Cinque i nuovi gruppi criminali presenti in città, eredi dei Longobardi-Beneduce: Capasso, Coppola, De Luca, Di Costanzo e Vallozzi. Nei verbali i riflettori puntati in particolare sui ras Emilio Capasso e Gennaro Coppola detto “carrichiello o nasone” che avevano diviso il territorio in due zone: a Capasso Monterusciello, Licola, La Schiana fino al bivio di Quarto gestito; a Coppola il Rione Toiano, Arco Felice e il centro storico. Nella morsa del racket erano finiti praticamente tutti: supermercati, venditori del mercato ittico di Pozzuoli, sale scommesse, cantieri edili, navali, negozi di abbigliamento. “Dopo l’uccisione del Mattera, le estorsioni ai cosiddetti “mugnanesi” al mercato ittico di Pozzuoli è continuata ad andare avanti e so che…omissis…i soldi li portava ad Emilio Capasso” ha raccontato ai magistrati il pentito di camorra Antonio D’Oriano.

Emilio Capasso

LA SPARTIZIONE – Il provento delle estorsioni, che finivano in due distinte casse gestite dai capi, venivano ripartite in parti uguali tra i due gruppi predominanti “...i due si son divisi i territori di Monterusciello e Toiano stabilendo che le estorsioni fatte su entrambi i territori devono essere divise al 50%…”. ha detto il pentito “…in particolare, per le estorsioni vi erano due casse, una a Toiano e una a Monterusciello; ogni Natale, Pasqua e Ferragosto ci si riuniva, e si dividevano i soldi. Normalmente una parte era destinata al sostentamento delle famiglie dei carcerati e la restante parte veniva suddivisa in parti uguali tra il gruppo Capasso e Coppola Gennaro che rappresentava il gruppo Toiano…”. 

Gennaro Gaudino

LE PIAZZE – Anche sulle piazze di spaccio c’era un pizzo da pagare: 5mila euro che il “gestore” doveva versare ogni settimana nelle casse del clan che aveva il predominio sul territorio. “Sulle forniture di droga, invece, il meccanismo prevedeva che ad ogni incontro venisse pagata la fornitura precedente e venisse consegnato lo stupefacente da spacciare che sarebbe poi stato pagato al successivo acquisto” ha raccontato Genny Gaudino, nipote del boss Gennaro Longobardi durante uno degli ultimi interrogatori. Dopo la morte del broker Luigi Mattera detto “cicciotto” la droga a Pozzuoli arriva di “terza mano”: la cocaina viene acquistata al Rione Traiano mentre l’hashish a Marano. A rifornire le piazze fino a qualche mese fa -secondo i pentiti- erano Emilio Capasso e Antonio Fariello detto “forteabbracci”, entrambi arrestati nelle scorse settimane per estorsione ai danni di un grossista di bibite.

Antonio Fariello detto “Forteabbracci”

PIZZO SULLA DROGA – A fare luce sul sistema Pozzuoli ancora Gaudino: “….qualche mese dopo l’arresto di Avallone Carlo, sono venuti a casa mia Coppola Gennaro e…omissis…Gli stessi mi proposero di prendere l’hashish dal loro gruppo a Toiano e nell’occasione mi chiesero 5mila euro a titolo estorsivo da pagare al sistema di Toiano. Un mese dopo venne Emilio Capasso a casa mia, e qui mi fece la proposta di mettermi in società con lui per passare l’hashish per le piazze, in quanto aveva fatto l’accordo con…omissis…, specificando che avrebbe avuto tale permesso in cambio del pagamento di una quota di 5mila euro a settimana. Non accettai tale proposta in quanto avrei preso troppi rischi e pochi guadagni…”