Violenza sulle donne, in campo i sindaci flegrei


CAMPI FLEGREI – Una giornata importante per sensibilizzare e accendere i riflettori su un tema scottante, attuale e, purtroppo, in crescita. Tutto il mondo oggi dice “no” alla violenza contro le donne. Più del 70% ha subito violenza almeno una volta nella vita, in Italia già 128 quest’anno le vittime di femminicidio. Umiliate, violate, maltrattate, picchiate e ferite a morte. Un vergognoso bilancio quello dei casi di violenza sulle donne, un drammatico bollettino di guerra che non accenna a ridursi. In Italia, tra il 2000 e il 2012, sono state uccise complessivamente oltre 2.200 donne, di queste il 75% ammazzato nell’ambito familiare o di relazioni affettive. Per gridare “basta” a ogni forma di violenza, il 25 novembre si celebra la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, istituita dall’Onu nel 1999. Tante le iniziative previste in tutta Italia.
SENSIBILITA’ DAI SINDACI FLEGREI – Anche i Comuni flegrei, con i rispettivi sindaci, esprimono la loro vicinanza a un fenomeno così grave. «Dobbiamo dire no con forza alla violenza sulle donne – ha detto il sindaco di Monte di Procida, Francesco Paolo Iannuzzi- le istituzioni ed i cittadini devono unirsi per fare in modo che tristi episodi non si ripetano mai più. Il femminicidio e più in generale la violenza di qualsiasi genere sulle donne sono reati spregevoli che vanno perseguiti dalla legge con norme sempre più aspre. Dobbiamo lavorare tutti insieme per poter prevenire quelle situazioni di prevaricazione di cui le donne sono ancora vittime in Italia e nel mondo».
ATTENZIONE MA ANCHE AIUTO – «Secondo le statistiche e quello che leggiamo, purtroppo, sempre più spesso sui giornali le donne a qualsiasi età subiscono violenze da parte di un uomo (sia esso marito, compagno, fidanzato, amante, ex partner o persino figlio) che le reputa praticamente oggetto di sua proprietà. Ma non basta – sottolinea il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia – semplicemente condannare questi gesti violenti. Dobbiamo impegnarci tutti, in ogni struttura del nostro vivere sociale (dalla famiglia al mondo del lavoro, alle Istituzioni) ad offrire una possibilità di via di uscita alle donne che subiscono violenza. Dobbiamo consentire loro di poter avere un punto di riferimento importante, che nel nostro caso sono i servizi socio-assistenziali comunali e quelli dell’Asl, oltre naturalmente alle forze dell’ordine».