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Storie dal bradisismo: «Nel 1983 sapevamo dove andare» Due crisi, una sola lezione da Pozzuoli

Storie dal bradisismo: «Nel 1983 sapevamo dove andare» Due crisi, una sola lezione da Pozzuoli
  • Pubblicato20 Maggio 2025

POZZUOLI«Nel 1983 avevamo paura, sì, ma anche una direzione. Oggi, la paura è la stessa, ma ci manca l’orientamento. Forse, però, lo dobbiamo cercare dentro di noi». A parlare è Giuseppe Di Francia, 70 anni, memoria viva di Pozzuoli, che da Monterusso ha visto crescere interi quartieri sorti dopo il bradisismo degli anni ’80, come Toiano e Monterusciello. Oggi, nel 2025, Giuseppe si ritrova a vivere la stessa terra che trema, ma in un tempo diverso, con occhi maturi e cuore ancora saldo. «Il bradisismo non se n’è mai andato. Si è solo addormentato per un po’ – racconta Giuseppe – e ora si è risvegliato. Ma non è il mostro che ci vuole togliere tutto. È parte di questa terra, come il mare e il vento. Nel 1983, Pozzuoli fu svuotata. Le strade erano silenziose, ma nei cuori c’era un’unione che oggi dobbiamo ritrovare. All’epoca aprivamo le porte di casa a tutti: parenti, amici, conoscenti, ma anche sconosciuti. Chi aveva un tetto lo offriva, senza pensarci. La paura ci avvicinava. Era dura, ma c’era solidarietà. Le tende c’erano, i prefabbricati anche. E quei prefabbricati sono stati costruiti per resistere, con criteri antisismici. Non erano catapecchie, ma rifugi solidi, dove molti vivono ancora oggi, dignitosamente.»

TRA LE CASE E LA PAURA – Con gli anni Pozzuoli è cambiata, sì, ma non tutto è andato storto. «Abbiamo costruito, forse troppo, forse in fretta. Ma il problema vero oggi non è solo urbanistico, è psicologico: quando sentiamo una scossa, usciamo fuori di casa, spesso in modo caotico, senza sapere dove andare. È la paura che ci spinge a correre, non la scienza. Serve più consapevolezza, più educazione alla convivenza con questa realtà. Perché qui, con il bradisismo, non si combatte: si convive.» Giuseppe guarda ai ragazzi e sorride. «I giovani non devono scappare. Questa terra è bellissima e viva. E come ogni terra viva, va capita e rispettata. Serve calma, lucidità. Non possiamo continuare a trattare ogni scossa come la fine del mondo. Serve conoscere e prepararsi, non agitarsi. Non possiamo vivere in perenne fuga. Qui, si può restare, se si impara a convivere.»

LA LEZIONE DI OGGI – La voce di Giuseppe è una tra tante, ma porta con sé la forza di chi non ha lasciato, neanche quando sarebbe stato più facile. Oggi Pozzuoli ha case vere, non tende, ma la paura può renderle fragili quanto la carta. Forse la sfida non è solo costruire rifugi sicuri, ma costruire coscienze serene, pronte a vivere il territorio con rispetto e fiducia. Perché il futuro, in fondo, non è da fuggire: è da abitare.

a cura di Sirya Micera