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QUARTO/ Cade nella buca e chiede soldi al Comune. I giudici: “Nessun risarcimento, poteva evitarla”

QUARTO/ Cade nella buca e chiede soldi al Comune. I giudici: “Nessun risarcimento, poteva evitarla”
  • Pubblicato25 Settembre 2018

QUARTO – Aveva chiesto ben 23mila euro di risarcimento per le lesioni riportate cadendo in una buca stradale, ma i giudici hanno detto di no: quanto gli è accaduto poteva essere evitato se fosse stato più attento.

IL FERIMENTO E LA DENUNCIA – A trascinare il Comune in tribunale è stato un cittadino di Quarto, che nel marzo del 2010 si era ritrovato con una frattura vertebrale ed un trauma cranico finendo in una buca formatasi in via Matteotti, non lontano dalla stazione della linea Circumflegrea. Nella denuncia sporta contro l’ente di via De Nicola aveva anche allegato il referto medico del pronto soccorso dove si era fatto curare. Sosteneva che la buca, tra l’altro ricolma d’acqua piovana, non fosse segnalata.

LA STRATEGIA DIFENSIVA – I giudici dell’ottava Sezione Civile della Corte d’Appello di Napoli, hanno però sposato in pieno la difesa sostenuta dall’avvocato Ferdinando Pinto. Dopo aver dimostrato che la buca fosse segnalata, seppure genericamente, è arrivata la sentenza. Nel dispositivo si legge come l’uomo «conoscesse bene la zona in quanto da lui praticata spesso e, dunque, in grado di conoscerne le condizioni di dissesto del manto stradale, visto che la buca era quasi al centro della carreggiata, era di notevoli dimensioni e se davvero profonda, avrebbe dovuto tenere un atteggiamento di maggiore attenzione e prudenza», aggiungendo anche che l’episodio fosse accaduto «in pieno giorno e nell’ora di massima visibilità». Nessun risarcimento, dunque, ma la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

PARTE LO SCREENING – Intanto, grazie all’Ufficio legale del Comune e di concerto con il settore Lavori Pubblici e polizia municipale, ha dato via ad uno screening sull’intero territorio “a caccia” di buche stradali, iniziando così un’opera capillare di segnalazioni. Anche in questo modo, sperano dall’ente, si cercherà di finire nuovamente in tribunale.