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QUARTO/ Abuso per la casa del sindaco, bocciato il ricorso: sì all’abbattimento

QUARTO/ Abuso per la casa del sindaco, bocciato il ricorso: sì all’abbattimento
  • Pubblicato16 Gennaio 2018

QUARTO – Il sottotetto più famoso d’Italia, quello sotto al quale vive il sindaco Rosa Capuozzo assieme alla sua famiglia, dovrà essere abbattuto. E’ stato infatti rigettato il ricorso presentato dai legali del marito del primo cittadino contro l’ordine di demolizione del manufatto emanato dal Comune nel marzo di due anni fa.

SANATORIA FUORI TEMPO MASSIMO – I giudici della Seconda sezione del Tar della Campania hanno ritenuto il ricorso inammissibile per diverse ragioni. Centrale è la data di presentazione della domanda di sanatoria rispetto all’ultimazione dell’opera, avvenuta – secondo quanto ricostruito dai magistrati – successivamente al 31 marzo del 2003, termine ultimo per l’accettazione delle richieste di condono edilizio. La vicenda ha avuto inizio nel 2002, quando il suocero del sindaco – all’epoca proprietario dell’abitazione – presenta una Dichiarazione di inizio attività (Dia) per la costruzione di un sottotetto tecnico non abitabile, oltre ad un aumento volumetrico del 20 per cento per “adeguamento igienico, tecnologico e funzionale”. Attraverso il silenzio assenso del Comune, si arriva ad un parere favorevole dell’ente, seguito poi da una variante in corso d’opera per la realizzazione di un nuovo solaio. Arriva il 2004, e il suocero del sindaco – il 19 marzo di 14 anni fa – presenta la domanda di condono: da sanare ci sono il cambio di destinazione d’uso, l’ampliamento del locale mensa, la chiusura di un balcone e la realizzazione di un altro balcone sul lato opposto al primo.

IL PLICO ANONIMO – Ulteriore documentazione arriva all’Ufficio tecnico del comune molti anni dopo, mentre quasi in contemporanea scoppia il caso clamoroso dell’invio di un plico anonimo a consiglieri e assessori contenente l’intero carteggio della pratica di condono di parte dell’abitazione del primo cittadino. E’ il 21 ottobre del 2015 quando all’Utc vengono depositati altri documenti, così come il 3 dicembre successivo. Il 19 gennaio dell’anno dopo arriva la doccia fredda: il Comune nega il condono, ordinando successivamente la demolizione delle opere ritenute abusive. Parte il ricorso al Tar da parte dei legali della famiglia Capuozzo e via De Nicola, come da prassi, deve difendersi. Lo fa nominando un avvocato, attraverso una determina di giunta. E’ il 16 maggio 2016, quando l’esecutivo si riunisce per approvare l’atto di costituzione in giudizio del Comune contro il ricorso del marito del sindaco. Quest’ultimo, a quella seduta di giunta non partecipa, risultando assente. Non mancheranno le polemiche politiche, però, tutte incentrate sull’accusa di un  malcelato conflitto di interessi.

LA SENTENZA – Il Tar si pronuncia in fase cautelare bloccando l’ordine di demolizione, e rimandando la decisione di merito. La sentenza è ancora “calda” di stampa: secondo i giudici «non vi sono elementi per affermare che le opere abusive oggetto di controversia erano state, ai fini dell’ammissione a sanatoria, già eseguite al 31 marzo 2003», aggiungendo che il 19 settembre del 2003 – e quindi sei mesi dopo il termine ultimo per la presentazione della domanda di condono –  l’Ufficio tecnico aveva redatto una nota a seguito di un sopralluogo con la quale si faceva riferimento ad «opere “parzialmente realizzate” e che erano state “in parte” realizzate le opere inerenti una sistemazione esterna dell’area» . Dunque, rigettata la domanda di stop all’abbattimento, con la condanna del ricorrente al pagamento di 1500 euro per le spese di giudizio.