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POZZUOLI/ “Tombaroli” in azione anche nell’area flegrea

POZZUOLI/ “Tombaroli” in azione anche nell’area flegrea
  • Pubblicato24 Gennaio 2015

di Alessandro Napolitano

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Reperti rinvenuti dai Carabinieri

POZZUOLI – Ancora una volta i Campi Flegrei finiscono per essere il crocevia dei ladri d’arte. L’operazione “Dedalo” – condotta dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli e della Compagnia di Capua e terminata con l’esecuzione di ben 18 misure cautelari – ha messo in evidenza come Pozzuoli sia tra le “mete” preferite dai “tombaroli”. E’ anche dal territorio flegreo, infatti, che i ladri di reperti archeologici sono passati per dar vita ad un traffico molto proficuo. Assieme a Pozzuoli, ovviamente, ci sono altri siti di straordinario interesse archeologico, come Pompei e Paestum.

LE INDAGINI ANCHE CON INFRAROSSI E SATELLITI – Le indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere erano iniziate nel 2011. Ed anche in quella occasione Pozzuoli e l’area flegrea finirono al centro delle indagini. Da numerosi sopralluoghi dei carabinieri era emerso un sensibile aumento di furti di reperti a Calvi Risorta (l’antica Cales) nel casertano. Indagini molto complesse quelle dei militari, basate non solo su intercettazioni ambientali e telefoniche. Ma anche sull’utilizzo di speciali telecamere a raggi infrarossi e satelliti. «Nel corso delle indagini da un lato è risultato ben presto chiaro che l’approvvigionamento dei materiali archeologici da parte dei così detti “tombaroli” non avveniva esclusivamente nell’area dell’antica Cales, bensì in tutti i più importanti siti di giacimenti archeologici della Campania, come Pompei, Paestum e Pozzuoli, dal l’altro si è ricavato dall’importanza e dal valore economico dei “pezzi” sottratti che vi fosse una committenza molto “qualificata”, anche estera, circostanza quest’ultima verificata effettivamente dalle emergenze delle indagini – hanno spiegato dalla Procura, aggiungendo – Ulteriori inconfutabili conferme sono venute dalle perquisizioni effettuate nel corso delle indagini: i vari interventi dei militari hanno consentito di recuperare oltre 1500 reperti archeologici, di diversa natura e datazione, ma anche numerosi reperti contraffatti, oltre ad attrezzatura (metal detector e spilloni) utilizzata dai “tombaroli” nel corso degli scavi, il tutto per un valore complessivo di oltre 2,5 milioni di euro».

POZZUOLI E BACOLI – Quattro anni fa, parte delle indagini che poi hanno condotto agli ultimi arresti, riguardarono proprio l’area flegrea. Nel gennaio del 2011 a finire sul registro degli indagati furono in quattro, tre bacolesi ed un puteolano. Le accuse a loro carico, assieme ad altre 35 persone, furono di associazione per delinquere e detenzione illecita di materiale archeologico secondo il “Testo Unico” dei beni culturali. I militari riuscirono a ritrovare ben 633 reperti archeologici con un valore stimato di circa un milione di euro. A mettere gli 007 sulla giusta strada fu un errore marchiano fatto da uno dei “tombaroli” in occasione di uno dei tanti colpi di cui furono accusati: l’aver perso un cappello nei pressi di uno scavo. Dopo aver individuato il proprietario del cappello, i militari sono riuscirono a risalire agli altri componenti della banda e a ricostruire l’intero organigramma, dove ognuno aveva un compito preciso: gli “scavatori”, i fiancheggiatori i quali avevano il ruolo di occultare i reperti in attesa della vendita, gli artigiani (soprattutto pugliesi) addetti alla produzione di reperti falsi, da rivendere assieme a quelli autentici, fino ai procacciatori e ai ricettatori, capaci di piazzare i pezzi più importanti anche all’estero.

I PRECEDENTI – Ci sono anche precedenti “minori” riguardanti operazioni delle forze dell’ordine contro il traffico di reperti archeologici nei Comuni flegrei. Nel marzo del 2013 nell’abitazione di un 48enne di Monte di Procida i carabinieri trovarono diversi reperti. Tra i mobili di casa l’uomo aveva nascosto 30 reperti archeologici risalenti all’epoca romana. Ancora più sospetta fu la circostanza che tutti i “pezzi” erano catalogati dalla Soprintendenza ai Beni Culturali, con tanto di cartellini indicativi. Nel maggio del 2011 fu la Guardia di Finanza a ritrovare altri reperti. Due anfore risalenti al I secolo dopo Cristo erano messe in bella mostra nella villa di una 64enne di Pozzuoli.