POZZUOLI/ Il racconto dell’imprenditore minacciato sulla spiaggia di Licola: «Hanno detto che ci avrebbero bruciato tutto»

POZZUOLI – Lui non ha denunciato nulla alle forze dell’ordine e non lo hanno fatto nemmeno gli operai minacciati nei giorni scorsi sulla spiaggia di Licola Mare. L’unica traccia dei fatti si trova in una PEC inviata al comune di Pozzuoli attraverso la quale ha comunicato la rinuncia alla gestione di un tratto di arenile. Paura e omertà che fanno da contorno a una storia dai contorni poco chiari che il sindaco Gigi Manzoni, insieme all’assessore al Demanio Giacomo Bandiera, ha portato ieri a conoscenza dei carabinieri della Compagnia di Pozzuoli che hanno avviato indagini. Tutto sarebbe avvenuto la scorsa settimana in via Sibilla, nel mirino di 5-6 persone sarebbe finita l’ATI composta dall’imprenditore napoletano Vincenzo Calcamucci e dall’associazione “Terzo Millenio” che si era aggiudicata la gestione per la fornitura di servizi ai bagnanti e noleggio di lettini e ombrelloni in una porzione di spiaggia che resta ad accesso libero.
IL RACCONTO – «Andate via altrimenti vi bruciamo tutto» sarebbero state le parole pronunciate da un gruppo di persone giunte a bordo di motorini e che avrebbero costretti gli operai a fare dietrofront e all’ATI di rinunciare alla concessione. «La ditta doveva scaricare le attrezzature balneari quando sono arrivate le minacce. Prima è arrivata una persona, poi sono arrivate altre 4-5 con i motorini. Dicevano che gli operai se ne dovevano andare altrimenti avrebbero bruciato tutto nella notte. -ha raccontato Vincenzo Calcamucci –A quel punto i ragazzi si sono spaventati, mi hanno chiamato e mi sono recato sul posto insieme ai responsabili dell’associazione Terzo Millennio e così abbiamo deciso di caricare e andarcene. Nei giorni precedenti, durante un sopralluogo che avevamo fatto, avevo notato delle situazioni un po’ strane, la presenza di parcheggiatori abusivi, ma le minacce non erano mai arrivate. A Pozzuoli era la prima volta che lavoravo, ma sapevo che Licola non fosse una bella zona. Onestamente per fare un’attività che è quasi benefica non possiamo anche rimetterci: avevamo circa 200 tra lettini e ombrelloni che dovevamo noleggiarli a 2-3 euro e non ne valeva manco la pena visto che l’assegnazione era stata fatta anche a fine luglio». Sul perché non abbia denunciato alle forze dell’ordine Calcamucci dà la sua spiegazione: «Io che denuncia dovrei fare ai carabinieri? Ho fatto la rinuncia altrimenti avrei rischiato di subire una doppia beffa perdendo il materiale, che mi avrebbero distrutto, e pure la concessione. Gli operai non hanno nulla a che vedere, erano tutti stranieri e non capivano, l’unico italiano era l’autista del camion. Io personalmente non ho subito nulla visto che non c’ero. Ho solo inviato una PEC spiegando che ero impossibilitato ad aprire e ieri mi ha chiamato il sindaco a cui ho ribadito i motivi della nostra decisione».