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POZZUOLI/ Il Comune le chiude il negozio per un’interdittiva antimafia, il TAR glielo riapre

POZZUOLI/ Il Comune le chiude il negozio per un’interdittiva antimafia, il TAR glielo riapre
  • Pubblicato19 Luglio 2014

di Alessandro Napolitano

Via Cosenza, strada dove è stato chiuso il negozio
Via Cosenza, strada dove è stato chiuso il negozio

POZZUOLI – Il Comune le aveva chiuso il negozio, dopo che dalla Prefettura era arrivata un’interdittiva antimafia. Tutto “colpa” dell’arresto del padre e dello zio, avvenuto ben dieci anni fa. Ma nei loro confronti era poi arrivato il proscioglimento. Le accuse, tra l’altro, erano pesantissime. Come l’avere avuto rapporti con camorristi dell’area orientale di Napoli. Nonostante il proscioglimento, però, la Prefettura ha emanato nei suoi confronti l’interdittiva a cui ha poi fatto seguito il provvedimento del Comune. E’ la strana storia di una commerciante di abbigliamento di Pozzuoli che dopo tutte le traversie giudiziarie è oggi riuscita ad ottenere l’annullamento dei documenti che le avevano bloccato l’attività. Sono stati i giudici della Prima Sezione del Tar Campania ad averle dato ragione. Il tribunale amministrativo ha disposto sia l’annullamento del provvedimento del Prefetto, emanato nel novembre scorso, che quello di via Tito Livio, risalente a 8 mesi fa.

 

LA STORIA – Nel 2004 il padre e lo zio della donna vengono sottoposti a ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di associazione di stampo mafioso e di riciclaggio, con l’aggravante del metodo mafioso. Trascorrono sei anni prima che il Tribunale di Napoli li consideri prosciolti. Contestualmente vengono dissequestrati anche i beni della famiglia. Accade poi che nel 2008 la donna viene fermata ad un controllo e sorpresa assieme ad un uomo coinvolto in procedimenti penali riguardanti l’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti ed al contrabbando di tabacchi lavorati esteri, nonché alla produzione ed al traffico di sostanze stupefacenti. Tutte le vicende finiscono sul tavolo della Prefettura che emana l’interdittiva antimafia.

 

LE MOTIVAZIONI – Spiegano i giudici “che anche in caso di proscioglimento i fatti oggetto di un processo penale non perdono la loro idoneità a fungere da validi elementi di sostegno per l’emissione di un’informativa interdittiva – essendo diversi i piani su cui operano la responsabilità penale ed il sistema di prevenzione antimafia”. Ma secondo gli stessi magistrati “occorre che l’autorità prefettizia analizzi approfonditamente il contenuto dei provvedimenti giurisdizionali favorevoli, valutandone la rilevanza ai fini della persistenza del giudizio negativo formatosi in precedenza”.