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POZZUOLI/ Estorsione a un ristorante, in carcere l’uomo scampato a due agguati

POZZUOLI/ Estorsione a un ristorante, in carcere l’uomo scampato a due agguati
  • Pubblicato24 Gennaio 2014
Antonio Mele è stato arrestato dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Pozzuoli

di Gennaro Del Giudice

POZZUOLI – Aveva preteso la “rata di Natale” dal proprietario di un ristorante di Pozzuoli. Antonio Mele (detto ‘o Campagnuol), 42 anni, puteolano, ritenuto dagli inquirenti “vicino” al clan Longobardi-Beneduce, è stato arrestato per estorsione aggravata dai Carabinieri del Nucleo Operativo di Pozzuoli diretti dal Capitano Elio Norino e dal Tenente Gianfranco Galletta. E’ in cella dal 19 dicembre scorso dopo che il Tribunale del Riesame di Napoli ha confermato le accuse nei suoi confronti. Mele prima delle festività natalizie aveva preteso da un ristoratore di Pozzuoli una somma in danaro come quota da versare per “stare tranquillo”.

 

LE INDAGINI – Al suo arresto si è giunti attraverso la stessa attività d’indagine che nei giorni scorsi ha portato in manette Leonardo Avallone, 50 anni, e il 27enne Angelo Gaudino, altri due estorsori vicini al clan “Longobardi-Beneduce”, che da anni costringevano i titolari di un bar e un hotel di Pozzuoli a versare tre volte l’anno somme fino ai 2mila euro.

 

SCAMPATO A DUE AGGUATI – Antonio Mele è personaggio da tempo noto alle Forze dell’Ordine. Il 19 dicembre di 2 anni fa rimase vittima di un agguato  nei pressi di un circolo ricreativo nel Rione Toiano, a poca distanza dalla chiesa di “San Michele Arcangelo”. Contro di lui due sicari a bordo di uno scooter esplosero diversi colpi di pistola colpendolo alle gambe.  Ferito e sanguinante Mele fu lasciato fuori al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. Una vita abbastanza “travagliata” quella del 40enne ritenuto dagli inquirenti vicino al clan Longobardi-Beneduce che già 18 anni fa (il 15 febbraio del 1993) fu vittima di un agguato durante la guerra di successione tra i Sebastiano-Bellofiore e lo stesso clan Longobardi-Beneduce. In quell’occasione Mele riuscì a scampare all’attentato consumato nel Rione Toiano. Ma quattro anni dopo, nel marzo del 1997 in un duplice omicidio venne ucciso il fratello Gennaro insieme a Pasquale Chiocca ritenuti entrambi esponenti del clan Sebastiano-Bellofiore la cui roccaforte era proprio il Rione Toiano.

 

L’AUTO DI MELE CRIVELLATA DI COLPI – Infine nel luglio del 2010 un altro avvertimento nei confronti di Antonio Mele: quindici colpi di pistola furono sparati contro la sua auto, una Wolkswagen  modello “new beetle”  parcheggiata nei pressi dei giardinetti delle  palazzine popolari denominate “le case dei Puffi”. I killer in quell’occasione utilizzarono due pistole: una calibro 9 e da una 765. Episodio che arrivò dopo pochi giorni dal  maxi blitz del 24 giugno del 2010 quando a seguito di una maxi operazione denominata “Penelope” finirono in manette 84 affiliati del clan “Beneduce-Longobardi”.