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Politica

POZZUOLI/ “Ecco perché abbiamo lasciato il Pd”: il documento di Daniele e Pennacchio

POZZUOLI/ “Ecco perché abbiamo lasciato il Pd”: il documento di Daniele e Pennacchio
  • Pubblicato6 Febbraio 2020

POZZUOLI – Riceviamo e pubblichiamo dai consiglieri comunali Vincenzo Daniele e Domenico Pennacchio la lettera inviata anche al segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti e agli omologhi regionali, provinciali, cittadino e al sindaco Vincenzo Figliolia.

IL DOCUMENTO – «La politica impone sempre, a chi ne è parte, di dover scegliere la strada che, in tutta coscienza, si ha ragione di credere sia la più giusta per poter essere “vero servizio” alla Comunità. E’ certamente un esercizio difficile, non privo di difficoltà, di lavoro e di sacrifici, ma certamente non impossibile se è improntato al rispetto di Principi che, forze politiche che poco avevano in comune come basi ideologiche, riuscirono a trasfondere nella Costituzione Italiana e quindi i principi di “Democrazia” di “Condivisione” di “Coesistenza” e di “Partecipazione”.
Alla base delle nostre decisioni c’è tutto questo, poichè crediamo che la politica sia servizio e sappiamo che la politica non può assolvere al suo ruolo se non nel rigoroso rispetto dei principi fondamentali che abbiamo ricordato.
Iscritti al P.D., abbiamo sostenuto il partito in qualsiasi momento elettorale, ma soprattutto nei momenti in cui gli scarsi risultati elettorali, le difficoltà interne (scontri di palazzo e non vere contrapposizioni politico-programmatiche), sfociate nella profonda spaccatura determinata dalla decisione maturata da Matteo Renzi, lo hanno visto arretrare sensibilmente in termini percentuali e di consenso.
Abbiamo creduto nel P.D. anche quando, le difficoltà create dagli scontri di palazzo, hanno portato ai lunghi commissariamenti provinciali e alle controversie decise nei tribunali amministrativi.
Abbiamo creduto nel Partito in ogni momento della sua vita politica, anche quando i riferimenti sia in campo nazionale che regionale e locali sono divenuti tanto “evanescenti” da non essere quasi più individuabili.
Oramai il sistema partito va mostrando chiaramente segni di inadeguatezza strutturale: si presenta vuoto di proposte, non attivo, e, come si legge in questi giorni, avvitato su un’azione in cui i nomi dei candidati e le percentuali sono la sola materia di cui si discute.
L’evanescenza del PD è ormai tale da non riuscire ad attivare, né a sollecitare le realtà locali, che sempre meno impegnate nell’ambito della comunicazione politica, sono sempre più schiacciate da un leaderismo che si circonda di un consenso di parte, poco incline ad accogliere o almeno prendere atto della critica costruttiva che, come a Pozzuoli, ha ristretto i limiti della condivisione e della partecipazione attiva ai processi di governo.
La piena consapevolezza del pericolo di una recrudescenza di momenti reazionari e la speranza che lungo il cammino, così come in campo nazionale, anche nelle realtà locali, con una “nuova costituente” si sarebbe trovata una strutturazione politico-partitica più in linea con i tempi e con le profonde modificazioni dell’assetto economico-sociale del Paese, ci hanno sempre portato a non manifestare alcun dissenso, anzi a sollecitare anche nell’ambito locale maggiori momenti di studio, di riflessione e di comunicazione sull’iter amministrativo.
Ma ogni sforzo in tal senso non ha portato ad altro che ad altalenanti equilibri del gruppo consiliare in cui, dal primo giorno sono vissute contrapposizioni evidenti, in parte dovute a malcelate aspirazioni politiche amministrative, ma in gran parte dovute ad una critica che emergeva da gran parte del gruppo sulla carenza dell’informazione e della condivisione dei processi politico- amministrativi. A ciò, è bene ricordarlo, si è aggiunta inoltre la completa assenza di una direzione politica locale che ha brillato nel non aver messo in campo alcuna iniziativa politica, che ha contribuito alla marginalizzazione del ruolo dei consiglieri comunali (almeno quelli del PD) nell’ambito di un contesto amministrativo retto da una maggioranza variegata a cui non si è mai cercato di dare una connotazione politica.
Ciò ha determinato un “assurdo politico” che si è materializzato con l’apertura di una crisi, dichiarata dal Sindaco senza alcun preavviso, solo perchè in sede consiliare la maggioranza aveva proposto un emendamento, non politico, senza impatto economico, ad una complessa azione di salvaguardia del bilancio comunale.
Ciò ha portato la quasi totalità del gruppo consiliare del PD (5 su 7) a chiedere al Sindaco, con un dettagliato documento politico, le ragioni della crisi, assicurando il proprio incondizionato apporto alla risoluzione della stessa. Nello stesso documento, confermandogli la fiducia e il pieno sostegno alle decisioni che avrebbe assunto in merito alla ricomposizione della giunta, gli si chiedeva di assicurare la massima partecipazione dei consiglieri al processo amministrativo della Città.
A tale richiesta non è mai stata data alcuna risposta e seguendo le indicazioni del Commissario che al tempo reggeva l’organizzazione provinciale del Partito, si è atteso che i chiarimenti scaturissero dal congresso cittadino che anzichè dirimere le questioni messe in campo, si è risolto in un nulla di fatto, in qualcosa di cui, ancora oggi, ci sfugge il significato come anche le ragioni per le quali, la maggioranza degli iscritti del partito ha disertato il voto e una buona parte di quanti erano sottoscrittori e sostenitori del documento inoltrato al Sindaco hanno modificato, senza motivarlo, la propria decisione.
Ad oggi tutte le richieste fatte al Sindaco sono restate senza alcuna risposta e la crisi si è risolta in una parziale rivisitazione della giunta in cui l’unico elemento politico di “rilievo” è stata l’estromissione dell’unico assessore del P.D. che aveva sostenuto l’emendamento, di cui in precedenza, con il suo contributo di alto valore professionale.
Dove si è discusso? Quali momenti politici hanno consentito il rientro della crisi? Noi non li conosciamo! Né chi ha sottoscritto e abiurato al documento ci ha fornito una spiegazione. Ma dobbiamo prendere atto che nulla è cambiato; i livelli di partecipazione e di condivisione non sono aumentati, anzi sono diminuiti (almeno per chi sottoscrive), ed, inoltre, la comunicazione che almeno, fino a qualche tempo fa, nonostante tutto, si riusciva a garantire nel gruppo, è cessata fino al punto di divenire quasi estraneità.
Ciò ci ha portato a maturare la decisione di allontanarci dal gruppo consiliare del P.D. aderendo al Gruppo Misto, come consiglieri eletti nella coalizione di governo; riteniamo necessario e doveroso, per l’impegno assunto, di dover recuperare, senza dover inutilmente chiedere per non ottenere, ciò che è l’essenza dell’impegno di un eletto alla carica di consigliere: quello di poter seguire con attenzione i processi politico-amministrativi, di poter assicurare agli stessi il proprio apporto, di poterli supportare con il proprio assenso, se si ritengono utili per la Città, ma anche di poter dissentire, se il caso lo richiede.
Aderendo al Gruppo Misto, crediamo di aver fatto la scelta giusta, quella di rispondere al nostro volere e saper di essere pienamente e liberamente consiglieri comunali e, quindi, di poter contribuire a tutto ciò che attiene le scelte politico-amministrative, così come stabilisce la legge, così come è obbligo morale, così come stabilisce la Costituzione Italiana.
Pertanto, nell’ambito del Gruppo Misto, chiediamo al capogruppo Lydia De Simone di rappresentarci ed a Lei ci riferiremo per approfondire ogni nostra riflessione sugli atti amministrativi, chiedendoLe di rappresentare le nostre proposte e, ove sia necessario, le nostre critiche all’operato amministrativo».