POZZUOLI/ Chiavi dello scooter dimenticate, così saltò l’agguato a Leonardo “o chiattillo” nel bar a Toiano

POZZUOLI – Era Vincenzo Perillo, detto “Pippo Baudo”, l’uomo vestito di nero che armato di fucile a pompa entrò in pieno giorno all’interno del bar Gaudì, al Rione Toiano (nella foto di copertina). Il motivo? Voleva uccidere Leonardo Avallone detto “o chiattillo”, storico affiliato al clan Longobardi-Beneduce che da poco era uscito dal carcere. Era il settembre del 2023 e Perillo era stato anch’egli scarcerato da pochi mesi. Tra i due non correva buon sangue e secondo Perillo in quei giorni Avallone faceva da “filatore” per qualcuno che di lì a poco lo avrebbe dovuto ammazzare. In particolare temeva un agguato da parte degli affiliati al clan di Gaetano Beneduce, nella fattispecie dal figlio del boss Rosario Beneduce, Gennaro Esposito detto “Chips” e da Raffaele Di Francia, detto “Lello o pollo”.

LA VICENDA – Quindi, decise di agire di anticipo. “Prima che mi fai ammazzare, ammazzo io a te” fu il pensiero di “Pippo Baudo” che fece irruzione all’interno del bar. Casco integrale, tuta nera e fucile a pompa voleva “spezzare” Avallone che, secondo la soffiata ricevuta da uno specchiettista, in quei minuti si trovava insieme al figlio nei pressi del bar in via Vespasiano. La missione di morte però non andò a buon fine perché Luigi Sannino, l’uomo in sella alla moto che accompagnò Perillo a Toiano, dimenticò le chiavi del mezzo facendo perdere del tempo che fu prezioso ad Avallone il quale, nel frattempo, si allontanò dal bar insieme al figlio.
LA VICENDA – La ricostruzione di quell’episodio è stata fornita da Luigi Sannino, affiliato al “gruppo delle Reginelle” di Monterusciello e nuovo pentito di camorra. “Sono stato io ad accompagnare con lo scooter Sh 300 Perillo Vincenzo. Io indossavo un casco verde militare mentre Perillo indossava un casco grigio con dei disegni. In quella circostanza cercavamo Avallone Leonardo perché volevamo ammazzarlo perché Perillo si era fissato che Leonardo lo stesse filando” ha raccontato Sannino che, in quell’occasione, si fece prestare il mezzo da un’amica in quanto “Perillo in quel periodo temeva di subire agguati dai vecchi Beneduce che nel frattempo sono stati scarcerati, come ad esempio Beneduce Rosario. Perillo temeva anche Lello o’ pollo e Gennaro o ‘ chips. Io credo che Perillo esagerasse ma lo stesso ho deciso di andare con lui per uccidere Leonardo Avallane perché in quel momento ero molto legato al Perillo di cui avevo bisogno essendo in contrasto con mio zio Sannino Gennaro che, in questo momento, anche se detenuto, era il capo delle piazze di Monteruscello”.

LA PREPARAZIONE – L’agguato fu pianificato nei minimi particolari: uno specchiettista appostato a Toiano, nei pressi del bar Gaudì e dei giardinetti, lo scooter in prestito e un fucile a canne mozze che Luigi Sannino andò a recuperare sulla tettoia dello studio di Emilio Cerqua, il ristoratore-boss di Monterusciello condannato a 13 anni di carcere in quanto ritenuto il capo della “banda delle Reginelle”. “Quando finì questo incontro, Perillo – che mi aveva detto di avere un problema con Avallane Leonardo in quanto si era fissato che Avallone lo stava filando – mi disse che aveva deciso di fare una azione di fuoco contro Leonardo e che dovevo prendere il fucile perchè lo voleva spezzare e cioè uccidere. Io quindi andai sulla tettoia dello studio di Cerqua dove avevo nascosto il fucile per prenderlo…poiché Scognamiglio si era preso tutte le macchine del clan. Chiedemmo a *** di prestarci il suo motorino Sh 300 nero e misi degli adesivi sulla targa del motorino e sulle plastiche. Prima di andare da ***, passai per casa mia a prendere un k-way nero marca K. scarpe jordan di colore bianco e un jeans”.
LA SPEDIZIONE – “Io e Perillo tornammo a casa di… – ha raccontato ai magistrati il pentito ripercorrendo quei momenti precedenti all’agguato – a prepararci e cioè a vestirci e a prendere casco e fucile. Perillo disse a…che doveva andare fuori al bar per fare lo specchietto segnalandoci quando vedeva Leonardo Avallane con il figlio *** dopo un po’ ci chiamò per dire che Leonardo stava al bar dove sta la villetta e quindi io e Perillo di corsa scendemmo dalla casa di…ma non riuscimmo a partire perché avevo dimenticato le chiavi della moto e quindi dovetti chiedere al fratello di…di portarmi le chiavi; quindi ci recammo al bar con la moto guidata da me mentre Perillo era armato di fucile. Arrivati presso il bar, Perillo fece irruzione nel bar armato di fucile però non trovò Leonardo e quindi ce ne andammo. Facemmo qualche altro giro anche presso l’abitazione di Leonardo ma non lo trovammo…”.