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POZZUOLI/ Anziana investita da un’auto pirata a Monterusciello, la signora Emilia chiede giustizia

POZZUOLI/ Anziana investita da un’auto pirata a Monterusciello, la signora Emilia chiede giustizia
  • Pubblicato16 Novembre 2018
Emilia Di Fraia

POZZUOLI – Nessuna giustizia per Emilia Di Fraia, investita sul marciapiede e ferita gravemente da un’auto pirata. L’incidente il 5 luglio scorso a Pozzuoli: nessun testimone si è fatto avanti. «Possibile che nessuno abbia visto nulla alle tre del pomeriggio in pieno centro di una città popolosa come Pozzuoli? Che non si riesca a risalire neanche all’anonimo che ha allertato i soccorsi? Che nessuno abbia un rigurgito di coscienza?». Sono le domande che da mesi tormentano la signora Emilia Di Fraia e i suoi familiari, vittime di un grave caso di pirateria stradale consumatosi a Monterusciello.

Il luogo dell’incidente

L’INCIDENTE – L’anziana, che ha 79 anni, stava percorrendo a piedi via Giorgio De Chirico, all’altezza del civico 26, servendosi regolarmente del marciapiede, quando è stata improvvisamente e violentemente travolta da una vettura che l’ha scaraventa a terra, facendola volare in avanti e impattare al suolo con il volto e il costato. L’automobilista, però, non si è fermato: l’anziana non ha fatto a tempo a rendersi conto di nulla, non riusciva neanche a muoversi, e, tutta dolorante a terra, ha potuto solo invocare aiuto, ma il suo investitore l’ha abbandonata al suo destino. La donna ha sentito soltanto il rumore dell’accelerata dell’auto pirata e la sgommata per allontanarsi a tutto gas: stesa com’era, faccia all’ingiù, non è riuscita a distinguere neanche il modello della macchina. Per fortuna, poco dopo, è arrivata un’ambulanza del Suem di Santa Maria delle Grazie, ma anche chi ha chiamato i soccorsi è ignoto: la telefonata, infatti, era anonima, e il dubbio è che possa essersi trattato dello stesso “pirata”. I sanitari hanno immobilizzano l’anziana, l’hanno caricata in barella e trasportata all’ospedale cittadino per le cure del caso.

L’APPELLO AI TESTIMONI – Per fortuna se l’è cavata, ma ha riportato traumi e una prognosi pesanti, tanto più per una persona di una certa età: frattura del setto nasale e del bacino, frattura costale multipla, perdita di tre denti, botte ed ematomi in tutto il corpo. La settantanovenne è stata dimessa dall’ospedale ma ha avuto a lungo bisogno di assistenza h24, ci vorrà ancora molto tempo perché possa riprendersi e non tornerà più come prima. La vittima e il figlio, dunque, per essere assistiti e ottenere giustizia, attraverso la consulente personale Mila Tizzano, si sono affidati a Studio 3A. E’ stato subito lanciato un appello alla ricerca di testimoni ed è stata presentata formale denuncia-querela contro ignoti presso la stazione dei carabinieri di Pozzuoli indirizzata alla Procura di Napoli in cui venivano esposti i fatti, chiedendo all’autorità giudiziaria di profondere ogni sforzo per rintracciare e perseguire il pirata, valutando anche l’opportunità di acquisire i tabulati telefonici per accertare l’identità di colui che aveva chiamato l’ambulanza inviando i soccorsi sul luogo dell’investimento.

LE INDAGINI – Purtroppo, però, ogni tentativo si è rivelato vano. Nessun testimone si è mai fatto avanti e nella zona non sono presenti telecamere. Risultato, le indagini si sono arenate e il pirata rischia di farla franca e di non essere perseguito, come dovrebbe, per i reati di omissione di soccorso e lesioni stradali gravi. Non solo. Se non si riuscirà ad acquisire qualche elemento, l’anziana non sarà nemmeno risarcita per i gravi danni fisici e morali patiti. Come in tutti i casi in cui non è noto il veicolo che ha causato l’incidente, Studio 3A ha presentato domanda di risarcimento al Fondo di Garanzia Vittime della Strada, istituito proprio per intervenire e fornire tutele in questi casi, ma Generali, la compagnia di assicurazione mandataria del Fondo per la regione Campania, ha risposto picche. Motivo? «Non è stata fornita prova del fatto storico». Non basta la parola della signora – fanno sapere dallo studio legale – non basta il referto del pronto soccorso e tutta la documentazione medica: il Fondo pretende dei testimoni terzi. Anche se sono passati più di quattro mesi, la signora Emilia e i suoi familiari non hanno ancora perso del tutto la speranza in un rigurgito di coscienza da parte di chi ha sicuramente visto. L’appello lanciato la scorsa estate resta sempre valido.