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Perforazioni ad Agnano, l’Ingv spiega l’emissione di fluidi geotermici

Perforazioni ad Agnano, l’Ingv spiega l’emissione di fluidi geotermici
  • Pubblicato18 Giugno 2020

POZZUOLI – Sono state le massicce emissioni di vapore, generate dai lavori di realizzazione del pozzo geotermico legato al progetto Geogrid, ad allarmare nei giorni scorsi i cittadini di Pozzuoli. Ad andare in panico soprattutto i residenti dell’area fumarolica di Pisciarelli. A seguito delle proteste dei cittadini, il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, ha ritenuto di sospendere le attività del cantiere, nell’attesa di verificarne la regolarità. Da qui l’intervento delle squadre operative vulcanologiche e geochimiche dell’OV-INGV che hanno avuto accesso al cantiere e hanno potuto effettuare diversi campionamenti delle emissioni fluide. Le indagini geochimiche hanno riguardato il campionamento dei fluidi emessi dalla perforazione e da un pozzo preesistente che è situato a circa 30 metri di distanza dal nuovo foro e già, nel passato, investigato dall’Istituto. Le attività tecniche hanno riguardato il prelievo di campioni di gas e vapore condensato dalla nuova emissione, il campionamento e le misure fisico-chimiche delle acque del pozzo adiacente, e il prelievo del particolato emesso dal foro, trasportato dal vapore e depositatosi diffusamente nel piazzale e nelle aree adiacenti.

LO STUDIO – «I gas analizzati hanno mostrato una composizione tipica idrotermale, simile a quella dei fluidi emessi dalle fumarole naturalmente presenti in area Pisciarelli-Solfatara, con vapor d’acqua e anidride carbonica come componenti maggiori – spiega l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – . Anche la composizione isotopica del carbonio della CO2 analizzata è nel range delle emissioni fumaroliche presenti nell’area Pisciarelli – Solfatara, indicando un’origine comune. La composizione totale dei gas emessi, suggerisce tuttavia la presenza di un’altra componente fluida, ricca in gas atmosferici, che potrebbe essere rappresentata dalle acque di falda presenti nel sottosuolo dell’area interessata dalla perforazione. Anche l’elevato contributo salino, rilevato nei fluidi emessi e nel particolato depositato nei dintorni del boccaforo, sembrerebbe confermare il contributo dovuto all’acqua di falda nella composizione dei fluidi analizzati».