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«Maturità 2020»: il maxi orale in pandemia tra sogni, incertezze e paure

«Maturità 2020»: il maxi orale in pandemia tra sogni, incertezze e paure
  • Pubblicato2 Giugno 2020

POZZUOLI – Ricordiamo tutti lo scoccare onomatopeico della campanella, durante l’ultimo giorno di scuola, alla maturità. È un suono disturbante, ansiogeno, che provoca mille pensieri, poiché indica una transizione dovuta alla maturazione di cinque lunghi anni, ove l’individuo si è formato e istruito come cittadino di una comunità, ricevendo il primo vero imprinting culturale. Gli insegnanti fungono da istruttori del sapere, ma anche da educatori. Sebbene l’istruzione e l’educazione sono due pratiche differenti. La prima attività agisce sull’intelletto, mentre la seconda sullo spirito e deriva dal latino educere, che significa: «trarre fuori». Questo metodo educazionale socratico – empiricamente – è il «processo maieutico» per eccellenza, e sta alla base del rapporto alunno e maestro, fondato sull’erotizzazione del sapere come mezzo vitale. «Un insegnate può cambiarci la vita», così nette risuonano le parole dello psicoanalista Massimo Recalcati, e la scuola è senz’altro il luogo di tale fantasmatico incontro.

Teresa Moccia Di Fraia

MATURITÀ 2020 – La maturità 2020 verrà ricordata nei libri di storia, a causa della pandemia globale che ha colpito le abitudini e il nostro quotidiano. Gli studenti italiani non sono più tornati in classe dagli inizi di marzo, eppure, dopo tante vicissitudini e rivolte popolari – sono infatti 60.000 gli utenti che hanno firmato la petizione: «STOP MATURITÀ 2020» su change.org –, il MIUR ha deciso di optare su un maxi esame in presenza fissato per il 17 giugno. Solo la commissione di insegnanti e i maturandi ritorneranno a scuola quest’estate, svolgendo una maturità atipica, con una combinazione di prove mai sperimentata prima. È importante ribadire l’introduzione innovativa, in questi tre mesi pandemici, della didattica a distanza (DAD). Un metodo tecnologico di «insegnare» attraverso video-lezioni interattive tramite computer, smartphone e tablet.

Nicola Magliulo

LE TESTIMONIANZE – Tanti sono gli insegnanti e gli alunni flegrei, che tra poco ritorneranno in aula per questa maturità peculiare. «Purtroppo, la congiuntura epocale – dichiara Maria Teresa Moccia Di Fraia, docente d’italiano e latino – che stiamo vivendo ha dovuto far rivedere la didattica. La DAD, seppur lasci perplessi i docenti, è servita per raggiungere gli studenti che in classe non potevano riunirsi a causa della pandemia. È un “fare scuola” molto distante da quelli che sono i principi in cui crede la scuola pubblica. Una istituzione che si basa sul racconto delle esperienze, il confronto tra le diversità, il crescere democraticamente fra gli stimoli culturali delle attività scolastiche. L’esame di stato, quest’anno, viene penalizzato dall’assenza dei ragazzi presenti a scuola, e da un ritmo di lavoro diverso. Basti pensare alla flessione dei contenuti dei programmi ministeriali. L’incertezza del dato epidemico ha anche spinto la ministra dell’istruzione Azzolina a cambiare spesso decisione e direzione di pensiero. Ciò, ha creato un enorme caos e confusione a livello organizzativo. È opportuno che i politici discutessero nelle sedi competenti le loro idee, ma che poi avessero degli strumenti certi con i quali avvisare i cittadini, altrimenti si alimentano solo malumori e disistima da parte degli studenti nei confronti della scuola. Alunni che si rivolgevano ai docenti cercando chiarimenti. Noi, purtroppo, non avevamo risposte a causa di una comunicazione frammentaria e per continui rimaneggiamenti delle dichiarazioni ministeriali di partenza.»

Antonio Annese

LA PRESENZA – È necessario esporre i nostri figli e gli insegnanti – il gruppo docente del Belpaese è tra i più anziani d’Europa – ai rischi di un esame in presenza? Come si svolgerà questa maturità «in sicurezza»? Il comitato tecnico-scientifico del ministro Azzolina ha emanato alcune disposizioni da adottare in sede di colloquio. Innanzitutto, ogni membro della commissione scriverà un’autocertificazione dichiarando l’assenza di febbre superiore a 37.5°C. Non è previsto l’utilizzo del termoscanner, né verranno fatti esami sierologici. Niente guanti a disposizione, è consentito l’utilizzo delle mascherine chirurgiche. «Siamo arrivati – continua Moccia Di Fraia – alla decisione frettolosa di fare un esame di stato in presenza. Cosa auspicabile se le condizioni epidemiche lo consentiranno, naturalmente. C’è da dire che negli altri paesi europei, in Francia, ad esempio, pur avendo riaperto le scuole si è poi annullato l’esame finale, lo stesso è accaduto in Cina. Inoltre, di recente, sono stati chiusi circa 70 istituti francesi per l’aumento dei contagi. Tutto questo deve indurre la ministra ad una cautela. Il secondo punto tragico riguarda le linee guida di sicurezza che sono state adottate. Il personale Ata dovrà provvedere alle sanificazioni, o, quantomeno, alla pulizia delle aule. Molte sono, inoltre, le perplessità sulle riunioni tra le commissioni e le sottocommissioni.» Anche Nicola Magliulo, docente di storia e filosofia da più di vent’anni, ha evidenziato ai nostri microfoni tutte le sue perplessità in merito: «Sono contro l’esame in presenza non tanto per i rischi alla salute del corpo docente, che ha una media d’età piuttosto elevata, né tantomeno per i ragazzi, ma per il caos decisionale creato dal ministero. Pertanto, nel frattempo, si chiudono le scuole, i ragazzi non andranno fino alla fine dell’anno scolastico, né si conoscono le modalità di riapertura settembrine. Nonostante tutti questi dubbi ed incertezze, l’esame si farà in presenza, secondo una sentenza illogica. Non è un’esperienza pedagogicamente e umanamente valida, difatti già il ragazzo ha i suoi timori e paure legati all’esame canonico, poi, in tal contesto emergenziale, si alimentano solo ricordi nocivi individuali. Ciò è molto grave, la prova di maturità deve avere un carattere emotivo e positivo per l’esaminato, durante tutta la vita, ogni trauma può essere devastante.»

IL MAXI ORALE – «Anche quest’anno – racconta Moccia Di Fraia – si è scelta una modalità diversa, che dovrà essere consona alle esigenze di una situazione storica singolare. Si è scelto di realizzare un esame orale. In che modo? Chiedendo un elaborato scritto proposto dai docenti, e realizzato dai candidati a casa. Lo scritto verrà inviato via mail agli insegnati, per essere poi esaminato dalla commissione. Ogni cosa è macchinosa, ed è molto opinabile nella sostanza, poiché non è facile stabilire la genuinità dei lavori. La seconda prova sarà un testo d’italiano, che si richiederà oralmente in seduta. Questa parte, in effetti, andrebbe a sostituire la canonica prima prova scritta, seppur, in tal maniera, non è neanche lontanamente un surrogato. Dopodiché, saranno forniti dagli insegnanti dei materiali inerenti a quello che è il colloquio di carattere generale ed interdisciplinare da parte dei maturandi. Gli argomenti verranno scelti di concerto con gli altri commissari e il presidente prima dell’inizio dell’esame. In seguito ci sarà l’esposizione dell’elaborato multimediale PCTO (ex alternanza scuola lavoro), quest’anno molto penalizzato, per l’impossibilità di poter andare fisicamente a scuola. Infine, ci sarà l’accertamento delle conoscenze e competenze relative a “Cittadinanza e Costituzione”. È opportuno dire che i contenuti scelti dal ministero lasciano molti dubbi e incertezze. Un esame a distanza sarebbe stato più consono per tutti. Inoltre, è stato già testato dalle università italiane.» Tanti sono gli sconforti. «L’elaborato da casa circa le materie d’indirizzo – spiega Magliulo – è altamente sbagliato nella pratica. Verrà consegnato entro il 13 giugno a mezzo mail dall’alunno e deciso dalla commissione. Le prove di esame non si possono fare a casa. È un meccanismo che va contro ogni logica!».

LO SCIOPERO – A fine maggio tanti maturandi hanno protestato, attraverso uno sciopero, contro la DAD e i vari step di questa maturità singolare. Antonio Annese, rappresentante d’Istituto del liceo Virgilio di Pozzuoli, è uno di quei maturandi che hanno manifestato per far valere i suoi diritti. «Noi come scuola – dice Antonio – abbiamo voluto mandare un messaggio. Non potendoci incontrare dal vivo, abbiamo manifestato da casa, esprimendo tutto il nostro disappunto nei confronti della situazione caotica che stiamo vivendo. Ci troviamo a poche settimane dall’esame, e noi studenti non abbiamo capito bene le modalità di questa maturità. C’è grande confusione, la ministra ha fatto dichiarazioni poco chiare sin dall’inizio, basti pensare al dibattito sulle bocciature e le ammissioni. Il caos dilaga e non ci sono sicurezze in merito. È opportuno farlo in presenza? O dovremmo farlo a distanza come stabilito agli inizi? Non protestiamo contro la scuola, come istituzione in sé, bensì per le insicurezze e paure che stiamo vivendo. Noto, infatti, che c’è molto timore tra gli studenti. La scuola dovrebbe costruire sogni, non paure. Gli adulti devano capirlo.»