L’appello di una madre: «Caro Ministro Azzolina, agisca con il cuore e non solo con la ratio»
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – «Caro Ministro Azzolina, dopo tanti mesi in cui ho sentito parlare di tutto e di più, circa ciò che è giusto per gli studenti, ritengo necessario soffermarmi su un piccolo dettaglio che fa la differenza. Premetto che il mio non è un attacco, ma semplicemente un rappresentarle ciò che lei ignora. La sottoscritta, dopo essersi laureata, ha iniziato a lavorare e ha fatto la vita della “figlia di famiglia”, si è divertita, aveva degli spazi suoi, era libera di gestire la sua vita come più le piaceva, senza dover dare conto a cose e persone. Intorno ai 30 anni incontro mio marito, la persona con cui avevo desiderio di coronare un sogno, la famiglia. Il nostro sogno si realizza, ma qui arriva il bello, attraverso l’arrivo di nostra figlia, ci rendiamo conto che l’epicentro di colpo cambia, notti insonne per le coliche, notti insonne per bronchite, notti di paura per un vomito improvviso. Ecco Ministro, la paura….è ciò che lei non ha mai provato! La paura che un banale raffreddore o un banale vomito, possa cambiare tutto! La paura che dopo tanti sacrifici, tanti sogni, tante lacrime, tutto possa terminare in un letto di ospedale, intubati e lontani. Sì Ministro, in realtà quando lei parla dei “miei ragazzi”, si arroga un diritto che non ha, perché lei quell’essere dentro di sé non lo ha sentito formarsi, perché non ha mai provato il sacrificio che va oltre ogni logica umana, che solo i genitori conoscono, noi ogni minuto della nostra vita ci sacrifichiamo e ci prodighiamo affinché la vita dei nostri figli sia migliore della nostra. Nessun genitore sopravvive alla morte di un figlio, glielo dico per esperienza! Il mio sogno è continuato e alla sua età, avevo 3 figlie, figlie adorate, che con me e mio marito combattono per i loro ideali di verità e di libertà, figlie che hanno fatto rinunce, allorquando la mamma insegnante è andata a 1000 km ad insegnare, figlie assennate che da quando è iniziata questa storia, hanno rispettato le regole imposte. Figlie che hanno sogni, ambizioni che vorrebbero realizzare, figlie che vorrei vedere crescere in serenità e soprattutto lontane dagli ospedali. Figlie, signora Ministra, che io e mio marito abbiamo desiderato e voluto fortemente, per le quali siamo disposti a qualunque sacrificio, ciò a cui non siamo disposti è una mattanza per interessi politici. Chi ha figli sa bene cosa sono le polmoniti e le bronchiti, perché fino ai 6 anni i bambini non hanno i polmoni formati, s’informi dagli pneumologi e comunque fino ai 12 non hanno una stabilità. Signora Ministra, ognuno di noi sceglie che segno lasciare, ci pensi attentamente, perché ad oggi il segno non è dei migliori e questo purtroppo non le fa onore! Si ricordi che l’empatia, le emozioni, non sono concetti astratti, di “professori” in giro ce ne sono tanti. Agisca anche con il cuore e non solo con la ratio, perché ad oggi non siamo andati avanti bene! La saluto, augurandole da donna, di vivere l’esperienza della maternità e, soprattutto, ricordandole che un figlio “strappato” ad una madre è un atto di violenza, sempre e comunque in tutte le sue forme!
Una mamma, una donna, un’insegnante».
Rosalia Rizzi