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Città metropolitana

LA STORIA/ L’amarezza dei campeggiatori: «Cacciati da Procida Capitale per soldi e business»

LA STORIA/ L’amarezza dei campeggiatori: «Cacciati da Procida Capitale per soldi e business»
  • Pubblicato30 Gennaio 2022

PROCIDA – Riceviamo e pubblichiamo da un gruppo di campeggiatori storici dell’isola di Procida: «L’isola che non isola, ma ti caccia e ci rimette (irrimediabilmente) la faccia. Parliamo dell’Isola di Procida, l’isola di Arturo, con il quale noi, i protagonisti di questa triste e meschina vicenda abbiamo in comune il destino di doverla abbandonare. Ma, mentre Arturo va via e non si volta mai indietro, noi siamo costretti a rivolgere lo sguardo ad un’isola che da questo anno in poi non ci sarà più. La vicenda è questa: sullo sfondo di un radicale restyling dell’isola, stimolato da un riconoscimento potenzialmente molto utile -Procida capitale della Cultura-, una piccola comunità di campeggiatori sarà presto sfrattata da un piccolo campeggio, La Caravella, che si trasformerà in una rutilante e elegante struttura ricettiva, con tanto di hostess e cocktail di benvenuto. E allora? Poco male, dirà qualcuno, “è l’economia che gira”, “è il business”. Peccato che questa non sia più l’isola che ci ha ammaliati, facendoci credere nella schiettezza e nella sincerità dei suoi abitanti.

Quell’isola che ci ha accolti prima con diffidenza, in quanto ospiti, e poi, a fronte di trent’ anni di incursioni estive da ogni parte d’Italia, come persone di famiglia, oggi ci volta le spalle, irretita da facili guadagni, che ahimè, non saranno gestiti da lei né andranno nelle sue tasche, tranne che per una piccola parte, forse. La verità è che l’avvenire dei procidani sarà, in un futuro che è dietro l’angolo, nelle mani di aziende sempre più danarose e seducenti, e quell’isola che, così orgogliosamente non si è massificata e ha sempre offerto un #turismo discreto e alla portata di tutte le tasche, verrà stravolta da operazioni commerciali, che di culturale hanno ben poco. Cultura è difesa della tradizione, della #memoria e di una identità, cultura è essere unici e orgogliosi di questa unicità, cultura è aver rifiutato un modello consumistico di divertimento, è il rifiuto dell’esibizione di ricchezze, è discrezione.

Da quando è sinonimo di turismo per ricchi? A Procida trascorrono da decenni le vacanze magistrati e notai, operai e modesti impiegati perché l’isola (la nostra isola) ha sempre offerto soluzioni per tutte le tasche, forse non sarà più così. Il prestigioso premio doveva essere l’opportunità per migliorare le strutture esistenti, per valorizzare i beni artistici, sviluppare ed offrire un modello di mobilità sostenibile, mettere in sicurezza le coste. Non ci saremmo mai aspettati che tutto questo si traducesse in una mera speculazione. Non ci saremmo mai aspettati di dover abbandonare “il nostro nido” dall’oggi al domani. Non ci saremmo mai aspettati che, chi per anni ha goduto del beneficio economico della nostra presenza sull’isola, ci avrebbe messi alla porta senza tanti riguardi.
Noi andremo avanti nella nostra lotta, che non è solo difesa di ricordi e consuetudini familiari, ma è la lotta per difendere un’idea di turismo e la nostra affezione a questo luogo, per non dover parlare di Procida come dell’isola che non c’è (più).»