«La dolcezza e la professionalità di una dottoressa del pronto soccorso di Pozzuoli»

POZZUOLI – «Desidero rendere pubblica la mia esperienza al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli e sottolineare la grande professionalità di chi lavora in quel reparto, in particolare della dottoressa che lunedì pomeriggio mi ha preso in cura. Da referto evinco che si chiami Valeria Caterino. Di lei ho apprezzato la sensibilità, la dolcezza e la professionalità nell’approccio con i pazienti e con i parenti di questi ultimi. Bastava guardare il suo volto e sentire le sue parole per tranquillizzarsi. Può sembrare scontato, ma non lo è, soprattutto in un pronto soccorso di frontiera come quello di Pozzuoli dove in una rovente giornata di giugno arrivavano persone bisognose di cure da ogni parte dell’area flegrea. Spesso dimentichiamo che anche i medici, gli infermieri, gli OSS sono esseri umani, gente che vive di emozioni, stress e che quotidianamente è a contatto con i casi più disparati. Premetto che il mio fortunatamente era un codice verde, nulla di grave, ma ho apprezzato la disponibilità di questa dottoressa a voler approfondire il caso, senza lasciare nulla al caso. Ho apprezzato la dolcezza con la quale si è posta con me e con gli altri pazienti. Credo che ogni tanto ciò che all’apparenza può sembrare una ovvietà, un qualcosa di scontato, vada sottolineato perché non sempre ci si imbatte in profili di questo spessore. A dire il vero il pronto soccorso di Pozzuoli da tempo si distingue per la professionalità dei suoi medici, sempre scrupolosi e attenti. Sicuramente se fossi capitato nelle mani di un altro collega avrei scritto le stesse parole, ma avendo avuto la fortuna di conoscere questa dottoressa ho trovato doveroso far sapere a chi legge che a Pozzuoli esistono tanti medici con la M maiuscola i quali, nonostante la continua pressione dettata dall’emergenza, riescono a mostrare grandissima umanità e professionalità. A differenza – e qui sarò polemico – di alcuni medici di base che seduti comodamente dietro a una scrivania sembra quasi che ti facciano un piacere quando gli viene manifestata una sofferenza» (G.D.)