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BACOLI/ Lunghi applausi per l’Amleto riadattato da Meola alle Stufe di Nerone

BACOLI/ Lunghi applausi per l’Amleto riadattato da Meola alle Stufe di Nerone
  • Pubblicato11 Luglio 2023

BACOLI – Ad un anno e mezzo dal debutto al TRAM di Napoli, Giovanni Meola, regista e direttore artistico di “Teatro alla Deriva”, ha riproposto, sul palco galleggiante delle Stufe di Nerone, per il secondo appuntamento della rassegna flegrea, una rivisitazione, prodotta da Virus Teatrali, di uno dei drammi più noti, rappresentati, reinterpretati di Shakespeare, riscuotendo applausi e consensi. Parliamo di AMLETO (o Il Gioco del Suo Teatro).

IL DRAMMA – Al centro della pièce il dilemma amletico: vendicare il padre per il sopruso perpetrato dallo zio Claudio o lasciar tutto correre, nel dubbio che il fantasma del re defunto sia una semplice suggestione demoniaca? Meola segue l’intreccio dell’originale, ma il testo è destrutturato in un gioco di improvvisazioni che sono state il frutto della libera inventiva creativa dei tre interpreti unici, Solene Bresciani, Vincenzo Coppola e Sara Missaglia; improvvisazioni che, al contempo, sono state abilmente centonizzate e ricucite, ricomposte e rimaneggiate, con un mai ultimato labor limae, dalla mano esperta del regista. I tre attori portano in scena i vari personaggi del dramma, arrivando tutti ad impersonare il protagonista. A quest’ultimo presta voce in misura preponderante la poliedrica Missaglia, perfettamente a suo agio in un ruolo maschile.

GLI ATTORI – La Missaglia, pur destreggiandosi con camaleontica perizia in vari personaggi, dimostra la sua migliore versatilità proprio nel ruolo del protagonista, di cui riesce a portare a galla dubbi e tormenti, muovendosi sulla zattera con infaticabile energia fisica e marcando il rilievo oltreché delle parole – scandite peraltro da una dizione impeccabile –, anche dell’atto fisico e corporeo. Le doti attoriali di Vincenzo Coppola spiccano nell’atteggiamento sospettoso e cinico di Claudio, nonché nella ostinata fermezza del personaggio di Laerte, che si sforza di distogliere la sorella Ofelia dall’interesse verso Amleto, mettendola più volte in guardia. Solene Bresciani, rispetto al debutto, ha raffinato la tecnica recitativa, convincendo in particolare nel ruolo della angustiata Gertrude e soprattutto nell’esteriorizzazione della follia di Ofelia, dando pienamente risalto, anch’ella, in movimenti convulsi, all’espressione non verbale.

LE SCENE – Scene più leggere allentano la tensione, come quella che vede due attori di corte alle prese con il dramma L’assassinio di Gonzago, dramma che di fatto inchioderà Claudio alla sua colpa. Amleto, come un regista di consolidata esperienza, dà istruzioni precise agli attori – presi alla sprovvista e costretti ad accantonare il loro pezzo forte su Priamo ed Ecuba – su come va portata in scena l’opera teatrale. Oltre a Claudio, è nondimeno chiamato alle sue responsabilità l’ambiguo personaggio di Gertrude (che, secondo una chiave di lettura, sarebbe persino complice del delitto del marito), come accentuato dal ribrezzo (la parola «schifo» è ben rimarcata) che prova verso di lei il figlio.

L’EPILOGO – Dopo il duello finale, che si trasforma in una strage efferata, strappando la vita ai principali personaggi, i tre interpreti possono finalmente portare via gli strumenti collocati sulla zattera ad inizio dramma – una cassa e un microfono a filo che ha amplificato parole, dubbi e riflessioni. Il ciclo si chiude. Applausi.

L’APPUNTAMENTO – Il terzo appuntamento della rassegna è per domenica 16 luglio con La Bisbetica Domata sempre di Shakespeare, regia di Chiara Vitiello e Franco Nappi, entrambi anche in scena insieme a Mario Autore, Vittorio Passaro, Simona Pipolo, Francesco Romano e Marco Serra.

Foto: Davide Russo