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Cultura

«Anime perse» donne, madri nelle carceri italiane: la mostra che racconta la vita delle detenute di Pozzuoli

«Anime perse» donne, madri nelle carceri italiane: la mostra che racconta la vita delle detenute di Pozzuoli
  • Pubblicato19 Maggio 2022

POZZUOLI – Inaugura sabato 21 maggio 2022 (ore 17) al Complesso Monumentale di San Severo al Pendino, via Duomo 286, a Napoli la mostra Anime perse – Donne, madri nelle carceri italiane del fotoreporter ravennate Giampiero Corelli. La mostra raccoglie 45 immagini che fanno parte di un grande lavoro di fotoreportage realizzato da Corelli in numerose carceri italiane dal 2008 a oggi. Un progetto focalizzato sulle sezioni e carceri femminili, per cogliere la vita delle donne detenute ma anche delle addette di polizia penitenziaria, includendo anche chi le carceri le dirige. Un affondo in un mondo fatto di sofferenza, ma anche di tanta voglia di riscatto. Le donne colte dallo sguardo del fotografo ravennate sono spesso anche madri che si sono volute fare riprendere per dare una testimonianza forte della loro vita da recluse.

L’OBIETTIVO – La mostra al Complesso Monumentale di San Severo al Pendino è organizzata in collaborazione con la Sartoria Sociale e Sostenibile Palingen, presente all’interno del carcere femminile di Pozzuoli con l’obiettivo di dare una seconda possibilità a donne in difficoltà e di recuperare tessuti altrimenti destinati allo scarto. Le donne detenute, regolarmente assunte e retribuite, hanno la possibilità di formarsi nell’arte della sartoria italiana, un modo per facilitare il loro reinserimento lavorativo al termine della pena detentiva. L’obiettivo della mostra Anime perse – Donne, madri nelle carceri italiane è proprio quello di dare visibilità al lavoro svolto dalle donne detenute e di sensibilizzare circa l’importanza dell’inclusione sociale e della tutela dell’ambiente. L’importanza di generare impatto sociale in questo contesto si evince dall’analisi di alcuni dati. Si stima infatti che siano solo il 10% i casi di recidiva nei detenuti che hanno partecipato ad un programma lavorativo o di reinserimento.

LA MOSTRA – Il reportage di Giampiero Corelli si basa su fotoreportage realizzati in tempi diversi in quasi tutte le carceri femminili italiane: un lavoro che si concluderà ad inizio estate 2022. Per il mese di settembre è già prevista una mostra a Ravenna che sarà la sintesi di un lungo percorso e che in seguito viaggerà in altre città italiane. La mostra Anime perse – Donne, madri nelle carceri italiane, realizzata grazie alla concessione da parte del Comune di Napoli dello spazio espositivo, è a ingresso gratuito e sarà visitabile fino al 10 giugno. All’evento inaugurale di sabato 21 maggio interverranno, oltre al fotoreporter Giampiero Corelli e al co-fondatore di Palingen Marco Maria Mazio: Maria Luisa Palma, direttrice della Casa circondariale femminile di Pozzuoli; Luca Trapanese, assessore alle Politiche sociali del Comune di Napoli; Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Regione Campania. Condurrà la giornalista Rai Adriana Pannitteri. Durata della mostra: 21 maggio – 10 giugno. Orari: lunedì e martedì 9-14.30; mercoledì-sabato 9-18; domenica chiuso. Ingresso gratuito. Con il patrocinio di: Comune di Napoli, Regione Campania, Garante Diritti dei Detenuti, Camera di Commercio di Napoli, Consorzio Remis, Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Napoli – “Mostra Fotografica Palingen Sartoria Sociale”. Sponsor: Input Data, Pio Monte della Misericordia, Fondazione Banco Napoli.

GLI AUTORI – Giampiero Corelli lavora come fotoreporter da 35 anni. Collabora con diverse testate giornalistiche e agenzie fotografiche tra le quali Il Resto del Carlino, Il Messaggero, La Repubblica, Il Venerdì di Repubblica. Da sempre interessato alla dimensione femminile, indagata attraverso la lente delle problematiche sociali, ha realizzato numerosi reportage che si sono tradotti in mostre e pubblicazioni, tra le quali: Io non m’arrendo – Dieci storie di donne badanti; Donne che non tremano: i volti e le storie de L’Aquila dopo il terremoto; Il vento negli occhi, reportage sulle donne militari italiane impegnante nella missione militare in Afghanistan; Tempi diversi, sulle suore di clausura; Data mi fu soave medicina, lavoro fotografico realizzato all’interno di ospedali durante il primo lockdown per l ‘emergenza Covid 19. Dal 2015 al 2021 ha portato avanti il progetto Dante esule – Percorso contemporaneo nell’Italia di oggi. Dal 2008 svolge reportage nelle carceri italiane. Nel 2009 è uscito il primo libro dedicato all’argomento dal titolo La bellezza dentro – Donne e madri nelle carceri italiane. Il co-fondatore di Palingen, Marco Maria Mazio, è un avvocato che, dopo aver collaborato nel 2014 come educatore part-time nel carcere femminile di Pozzuoli, avendo visto la voglia di riscatto e il potenziale creativo delle detenute, ha fondato insieme al cugino Andrea Telese, laureato in economia e marketing, il progetto di Palingen. Marco Maria è stato autore di numerosi interventi ed articoli a supporto delle iniziative sociali che mirano a facilitare il reinserimento dei detenuti nel mercato del lavoro (cfr. De Vita A., Mazio M. M., “Il diritto di ricominciare: il lavoro nelle carceri italiane” su Comunità di Connessioni).