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POZZUOLI/ Manzoni ad un bivio: dimissioni o la pace con i ribelli

POZZUOLI/ Manzoni ad un bivio: dimissioni o la pace con i ribelli
  • Pubblicato1 Dicembre 2025

POZZUOLI – L’ultimo consiglio comunale ha certificato che il sindaco di Pozzuoli non ha più il controllo della sua maggioranza. Almeno secondo i numeri. L’assenza dei sei ribelli (Volpe, Morra, Sebastiano, Russo, Cossiga, Pisano) a cui si sono aggiunti i due del Pd Villani e D’Amico e l’uscita dall’aula dei verdi Pafundi e Andreozzi hanno fatto venire meno la tenuta della maggioranza di governo. Aggiungendo a questi dieci i quattro consiglieri di opposizione (Figliolia, Del Vaglio, Iasiello, De Simone e Maione), il dato è chiaro. I numeri per andare avanti non ci sono più. Manzoni oggi nutre del pieno appoggio di quattro consiglieri del Partito Democratico (i due Genovese, Pennacchio e Testa), dei tre di “Pozzuoli al Centro” (Pastore, Guardascione e Di Dio) e Daniele. Otto fidati a cui si aggiunge l’imprevedibile Tozzi che, a differenza dei colleghi di partito, è rimasto in aula ondeggiando tra critiche e carezze al sindaco.

IL BIVIO – Una crisi acuta che a Pozzuoli non si viveva dalla fine della prima consiliatura Figliolia quando, durante un burrascoso consiglio comunale, saltò la prima votazione del bilancio. Numeri impietosi per il sindaco di allora che riuscì a ribaltarla, numerosi impietosi oggi per Manzoni che a un anno e mezzo dalla fine del mandato fa i conti con una eventuale fine anticipata. Ipotesi paventata dopo i fatti dello scorso consiglio comunale: se i sei andranno avanti seguendo la linea oltranzista degli ultimi giorni il sindaco potrebbe metterli davanti alle loro responsabilità rassegnando le dimissioni. Estrema soluzione che aprirebbe al commissariamento e a scenari finora imprevedibili, anche alla luce del rimpasto di Giunta del maggio scorso che ha aperto le porte della maggioranza a Russo, Volpe, Sebastiano e al dem Villani. Diversamente, Manzoni potrebbe andare incontro alle richieste dei sei ribelli, ipotesi questa al momento più plausibile. Ovviamente cercando di evitare un altro clamoroso rimpasto, che in fondo nemmeno i sei vorrebbero. Ciò che chiedono, invece, è maggiore partecipazione nelle decisioni e l’attuazione del documento programmatico sottoscritto sette mesi fa, almeno stando a quello che finora è stato rivendicato ufficialmente ed ufficiosamente.