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Ucciso dai figli a Quarto, la psicologa: «Dipendenza economica patologica dal genitore e rifiuto del no»

Ucciso dai figli a Quarto, la psicologa: «Dipendenza economica patologica dal genitore e rifiuto del no»
  • Pubblicato7 Giugno 2025

POZZUOLI – «Dipendenza economica patologica dal genitore e rifiuto del no». Dell’omicidio di Antonio Di Gennaro, il 72enne ucciso a Quarto dai suoi due figli Andrea e Michele parla Daniela Ciccarelli, psicologa e psicoterapeuta di Pozzuoli.

Dottoressa, come si può arrivare ad un omicidio di questo genere? come possono due figli uccidere un padre?
«Questo tipo di omicidio è un evento psicologicamente e socialmente traumatico. Non può esistere un’unica causa e ovviamente ci saranno le indagini in corso che ci diranno il reale motivo. Sta di fatto che, omicidi come questo, possono essere dovuti a cause familiari, relazionali, e personali del carnefice. Abusi di violenza ripetuti nel tempo, possono causare una reazione così forte, la vittima potrebbe sentire l’esigenza di liberarsi, dopo anni, del genitore abusante. In alcuni casi la vittima potrebbe avere disturbi psichici tali da far perdere il contatto con la realtà, come psicosi o disturbi di personalità gravi. Parlando nello specifico di questo caso, da quanto letto dai giornali, si evince che i ragazzi abbiano agito per finalità economiche. Come se avessero una dipendenza economica patologica dal genitore, non sopportavano il rifiuto di non essere aiutati finanziariamente. Una cosa che colpisce in modo particolare è che potrebbe trattarsi di un omicidio premeditato, quindi non parliamo di un atto violento e di una mancata gestione di emozioni. In questo caso, se l’ipotesi sarà confermata dalle indagini, i figli avrebbero deciso e pianificato il tutto e con l’occultamento del cadavere si evince che erano razionalmente in grado di ragionare e di capire cosa avessero fatto e hanno cercato di non assumersi le loro responsabilità. Sembra assurdo, ma i figli avrebbero potuto convincersi che quella era la strada giusta per loro, la strada necessaria per aiutarsi a vicenda in una situazione critica, alleandosi in questo gesto estremo, mostrando una scarsa empatia e quindi scarso contatto con le emozioni causate da questo gesto»

La psicologa Daniela Ciccarelli

Potrebbe esserci un passato difficile alle spalle?
«Certo, potrebbero esserci relazioni familiari disfunzionali, vecchi rancori con il padre, ingiustizie ricevute, assenza di affetto, un vissuto di violenza, dipendenza economica e affettiva, abbandono o umiliazione. Il padre potrebbe essere stato percepito come un ostacolo per il loro benessere. Tutte queste sono ovviamente spiegazioni generiche di un vissuto disfunzionale, la storia familiare di questa famiglia, ci aiuterà a capire meglio come mai si è arrivati ad un gesto così forte.»

Quanto ha potuto pesare la scomparsa della madre e la separazione dal padre che poi è andato a vivere altrove con un’altra donna?
«Bisognerebbe sapere che tipo di rapporti i figli avessero con la nuova compagna del padre e come hanno vissuto la “nuova famiglia” del padre. In generale, non è mai facile per i figli accettare che un genitore si crei una nuova vita dopo aver vissuto un lutto. La gestione di questo passaggio non è mai facile. I figli possono vivere una sensazione di rifiuto, abbandono, rabbia, non si sentono capiti nè nel dolore della morte di un genitore nè nel dolore della sostituzione del partner. La differenza la fa il tempo, quanto tempo dopo la morte di un genitore l’altro inizia una nuova relazione, se va via, se la porta in casa, se i figli sono indipendenti economicamente o meno, se hanno famiglia, insomma i fattori che possono creare un malessere in questo senso sono vari. Ma sicuramente non è facile vedere al fianco di un genitore un nuovo partner, anche se è giusto accettare che la vita va avanti per tutti ed è necessario accettare che tutti abbiamo bisogno di una seconda possibilità e di essere felici.»

Davanti a quali profili ci troviamo?
«Questo ce lo diranno le indagini e i test psicologici che verranno svolti a chi ha commesso l’omicidio. I figli hanno probabilmente percepito il padre allo stesso modo, considerandolo un ostacolo, una figura assente nelle loro esigenze, giustificando il loro gesto e mettendosi d’accordo per attuarlo. Probabilmente parliamo di soggetti con tratti antisociali, dipendenti, con razionalità elevata, distacco emotivo, freddezza nei gesti e non empatia.»