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Strage di Monteforte: 8 condanne e 7 assoluzioni, 12 anni al proprietario del bus

Strage di Monteforte: 8 condanne e 7 assoluzioni, 12 anni al proprietario del bus
  • Pubblicato11 Gennaio 2019

POZZUOLI – Otto condanne e sette assoluzioni. Si è concluso così il processo in primo grado per la strage sull’A16 Napoli-Canosa. Era il 28 luglio del 2013 quando il bus precipitò dal viadotto Acqualonga, strappando alla vita 40 persone. La sentenza è stata letta poco fa dal giudice monocratico del tribunale di Avellino, Luigi Buono, tra le urla dei familiari delle vittime. Assolti l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci e l’ex condirettore generale della società Riccardo Mollo. Per lui l’accusa aveva invocato una condanna a 10 anni. La condanna più severa, così come richiesto dal pm, è quella per Gennaro Lametta, proprietario del bus: per lui 12 anni di reclusione. Nell’incidente morì anche il fratello Ciro, autista del bus.

LA SENTENZA – Condannato a 12 anni Gennaro Lametta, titolare dell’agenzia di viaggi; 8 anni di reclusione per la funzionaria della motorizzazione civile Antonietta Ceriola. I dirigenti di Autostrade, Nicola Spadavecchia e Gianluca De Franceschi, incassano una pena di 6 anni; 5 anni e sei mesi per Paolo Berti e Giovanni Marrone, 5 anni a testa per Michele Renzi e Bruno Gerardi. Assolti in sette: con Castellucci sono stati prosciolti alcuni funzionari di Autostrade e il dirigente della Motorizzazione Vittorio Saulino.

PARENTI IN LACRIME – Per l’incidente che provocò 40 vittime erano 15 gli imputati ritenuti responsabili a vario titolo di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, lesioni e falso in atto d’ufficio. La lettura della sentenza ha scatenato rabbia e stupore in aula. Numerose le persone in lacrime. «Venduti! Infami! La legge non è uguale per tutti!», hanno urlato in aula. «Siete tutti degli assassini. Ottantatré vittime con il Ponte di Genova», hanno gridato i familiari delle vittime. Il clima è rimasto teso a lungo. «Questa è l’Italia – ha detto Giuseppe Bruno, presidente dell’associazione ‘Vittime della strada – Uniti per la vita’ – dove i poteri forti mettono a tacere la verità e la giustizia». La sentenza è arrivata dopo 2 anni e 4 mesi dalla prima udienza del 28 settembre 2016. I 15 imputati furono rinviati a giudizio il 9 maggio dello stesso anno.

IL SINDACO – «La sentenza emessa oggi dal tribunale di Avellino rappresenta l’epilogo di uno dei fatti più drammatici e dolorosi che hanno caratterizzato la vita più recente della città di Pozzuoli – dice il primo cittadino di Pozzuoli -. Sono state inflitte pene severe che certo non potranno alleviare il dolore immenso di chi ha perso gli affetti più intimi in quel tragico incidente. Ho vissuto con profonda commozione e intensa partecipazione interiore tutta la vicenda, dal giorno del dramma fino all’esito odierno di un lungo percorso giudiziario. Comprendo, pertanto, le aspettative e le emozioni di coloro che hanno manifestato il loro disappunto per i distinguo sulle responsabilità fatti in sentenza. Solo la lettura delle sue motivazioni potrà fare chiarezza sulle ragioni di tale decisione».