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STORIE DI CAMORRA/ Il boss Perrone e la “lite” con l’ex presidente del Quarto Calcio

STORIE DI CAMORRA/ Il boss Perrone e la “lite” con l’ex presidente del Quarto Calcio
  • Pubblicato27 Gennaio 2015

di Alessandro Napolitano

Castrese Paragliola, cognato dell'ex capozona Roberto Perrone
Castrese Paragliola, cognato dell’ex capozona Roberto Perrone

QUARTO – Un ambiente nel quale è vietato sbagliare, dove gli equilibri interni valgono tantissimo. Tanto quanto quelli con gli altri clan “amici” e, soprattutto, dove le gerarchie vanno rispettate e onorate in tutte le loro forme, e nonostante i legami di parentela. E’ quanto emerge da uno dei racconti di Roberto Perrone, storico capozona del clan Polverino, oggi collaboratore di giustizia.

AFFARE A SUA INSAPUTA – Riguarda un episodio che avrebbe visto protagonista suo cognato Castrese Paragliola, ex presidente del Quarto Calcio finito in manette nel 2011 nell’ambito dell’inchiesta “Polvere”: 40 arresti e sequestri di beni per quasi un miliardo di euro nei confronti di affiliati e capi dell’organizzazione camorristica di Quarto e Marano. Paragliola, per la compravendita di un terreno, si sarebbe rivolto ad un uomo dei Mallardo, ritenuto però di rango inferiore rispetto ad uno dei capi con cui Roberto Perrone era in ottimi rapporti. Uno “sbaglio” aggravato anche dal fatto che il cognato del pentito avrebbe “speso” il nome dello stesso Perrone affinchè la questione si risolvesse al meglio. Cosa che non andò giù all’esponente di spicco dei Polverino che infatti, come ha egli stesso raccontato, lo portò a vietare al cognato di utilizzare il nome del capozona per futuri affari. Nel corso del racconto emerge anche un’altra verità: Giuseppe Polverino, boss indiscusso dell’omonimo clan, durante la sua latitanza incontrava senza troppi problemi i suoi affiliati.

RAPPORTI CON I MALLARDO – Perrone ricorda di un “risentimento” nutrito nei suoi confronti da parte di uno dei boss dei Mallardo. «a causa di un disguido che aveva creato a mia insaputa mio cognato, Castrese Paragliola». «Circa nel 2010, Giuseppe Polverino nel corso di una delle nostre serate, mi riferì che» uno dei Mallardo «era offeso nei miei confronti perché, per dirimere una controversia, si ero rivolto» ad un altro uomo dei Mallardo.«Dopo aver appreso la notizia, rimasi perplesso in quanto non ero a conoscenza della questione e immaginai subito che la brutta figura nei confronti» di uno dei Mallardo «era stata causata sicuramente da mio cognato Castrese Paragliola per cui il giorno successivo lo convocai presso i suoi uffici. Tengo a precisare che quello era il periodo in cui avevo già messo da parte mio cognato Castrese Paragliola e lo avevo diffidato a farsi scudo del mio nome per i suoi scopi personali».

L’UOMO SBAGLIATO – A puntare gli occhi su quel terreno c’era anche un’altra persona, con “amici” a Giugliano. Aveva già versato una caparra e in visto del mancato affare ne avrebbe preteso la restituzione, ma raddoppiata nel valore. «Mio cognato usò impropriamente il mio nome per acquistare il terreno senza versare quanto dovuto» ha aggiunto Roberto Perrone, raccontando poi di intercessioni di altri affiliati ai due clan per la risoluzione della controversia. «Da qui nacque il risentimento» che un uomo dei Mallardo «nutriva nei miei confronti proprio per il fatto che mio cognato Castrese Paragliola e suo cugino si erano rivolti, a nome mio» ad un esponente dei Mallardo invece che ad un altro «con il quale, noi del clan Polverino, avevano un rapporto diretto».