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Si tolse la vita dopo le foto osé pubblicate su Facebook: condannata coppia di Pozzuoli

Si tolse la vita dopo le foto osé pubblicate su Facebook: condannata coppia di Pozzuoli
  • Pubblicato13 Luglio 2021

POZZUOLI – Una coppia di Pozzuoli è stata condannata nel processo dopo il suicidio di una donna di 40 anni di Treviso, che si tolse la vita in seguito alla pubblicazione di una sua foto in intimo sui social network. E’ quanto riporta il Corriere del Veneto (per leggere l’articolo intero cliccare su questo link) che ha seguito la vicenda che ebbe inizio nel 2014 con la causa civile che il marito e i figli intentarono contro i puteolani Gennaro Di Bonito e la compagna Enza Iovinelli, entrambi 27enni. I due sono stati condannati a tre anni e quattro mesi di reclusione e al pagamento di una multa di mille euro in sede penale. Di Bonito e Iovinelli -da quanto si apprende dal Corriere del Veneto- erano accusati di tentata estorsione, diffamazione on-line, sostituzione di persona ma soprattutto di morte come conseguenza di altro reato.

LA REPLICA – Iovinelli -fa sapere l’avvocato difensore Luca Capriello – è stata assolta dal Tribunale di Treviso proprio per quest’ultimo reato. “Il G.U.P. -dottor Mascolo – presso il Tribunale di Treviso ha assolto la mia assistita dall’ipotesi avanzata dalla Procura secondo la quale gli imputati “mediante la commissione in concorso tra loro dei delitti dolosi di cui ai capi che precedono, entrambi cagionavano, quale conseguenza da loro non voluta dei delitti dolosi commessi in danno di Trabuio Francesca, la morte della Trabuio, che a seguito della situazione di stress emotivo determinata dalle predette condotte delittuose degli imputati si suicidava mediante impiccagione il 3 dicembre 2014”.

LA STORIA – La donna si era tolta la vita nel bagno di casa, devastata dalla pubblicazione di quella immagine su Facebook, con tanto di descrizione dei suoi gusti sessuali. In particolare, da quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri, Di Bonito dopo aver ricevuto una foto della donna in abbigliamento intimo le chiese 2mila euro la quale si rifiutò di pagare: per ritorsione, -secondo l’accusa- l’uomo postò conversazioni e la foto su Facebook.