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QUARTO/ Vittima della camorra in tribunale, l’appello: “Tutti in aula con Gino”

QUARTO/ Vittima della camorra in tribunale, l’appello: “Tutti in aula con Gino”
  • Pubblicato11 Ottobre 2015
Nicola Palumbo, 50 anni, detto "Faccia abbuffata"
Nicola Palumbo, 50 anni, detto “Faccia abbuffata”

QUARTO – Tutti in tribunale per sostenere una vittima della camorra. E’ l’appello lanciato da Sos Impresa all’intera comunità di Quarto per domani (lunedì 12 ottobre), quando al Tribunale di Napoli inizierà il processo a carico dei tre presunti estorsori che pretendevano soldi da chi era riuscito ad ottenere un alloggio popolare dal Comune. Alla sbarra anche nomi “eccellenti” della camorra flegrea, come Nicola Palumbo, detto “faccia abbuffata”, storico affiliato ai Longobardi-Beneduce ed in particolare del gruppo denominato “Quelli del Bivio”.

L’APPELLO – «Tutti in aula a sostenere Gino mentre testimonia contro il mandante del tentativo di estorsione che ha subito a Natale del 2014 col quale hanno tentato di cacciarlo dalla sua casa popolare a Quarto – è l’appello dell’associazione che non solo seguirà la difesa della vittima, ma ha anche affiancato il Comune nel costituiri parte civile – Gino ha denunciato mandante ed esecutori materiali del vile e criminale atto di violenza ed ora è stato chiamato in aula ad affrontare l’imputato principale». Oltre al 50enne Palumbo, in aula tra gli imputati ci saranno anche Antonio Fruttaldo, 52 anni e Giugliano Palumbo, 32 anni.

LE PAROLE DEL RAS – «Ti sembra giusta la cattiveria che hai fatto ad Antonio – avrebbe proferito Palumbo all’indirizzo della vittima – Lo sai che Antonio è mio cugino? Comunque devi prenderti un impegno di consegnare 10mila euro ad Antonio per la casa. Altrimenti o gli dai i soldi o te ne vai». Oltre a Sos Impresa, tra le associazioni antiracket costituitesi nel procedimento penale anche Quarto, legalità e sviluppo. In Tribunale, a rappresentare il Comune di Quarto, anche l’assessore alla Legalità, Francesco Pisano. «Siamo tutti invitati ad accompagnare, insieme alle associazioni antiracket e al Comune di Quarto, il coraggioso padre di famiglia che ha difeso la sua famiglia e la sua dignità nell’interesse non solo suo ma di tutta la città di Quarto».