QUARTO/ Spaccio di droga, otto condanne in Appello
QUARTO – Cessione illecita di sostanze stupefacenti, ridotta la pena in Appello per 8 imputati. Si tratta di: Ivan Bonezzi (inflitti 6 anni e 10 mesi di reclusione); Nicola Carandente (inflitti 5 anni, 7 mesi e 10 giorni di reclusione); Biagio D’Ambrosio (4 anni e 8 mesi di reclusione); Domenico Granata (5 anni di reclusione); Antonio Zasso (5 anni di reclusione; Antonio Rubino (4 anni, 5 mesi e 10 giorni di reclusione); Angelo Famà (4 anni, 5 mesi e 10 giorni di reclusione); Attilio Oriunto (14 anni e 8 mesi di reclusione). Gli imputati Oriunto, Carandente, Granata, Famà e Bonezzi sono assistiti dall’avvocato Luca Gili.
L’ARRESTO – Due anni fa, nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, i carabinieri della Compagnia di Marano hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, di cui 8 in carcere e 6 agli arresti domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, nei confronti di 14 soggetti ritenuti gravemente indiziati di associazione finalizzata al traffico illecito, spaccio e detenzione di sostanze stupefacenti.
L’OPERAZIONE – L’indagine ha permesso di ricostruire le due organizzazioni criminali deputate allo spaccio di sostanze stupefacenti operanti nei territori di Quarto e Fuorigrotta. Un “sistema”, quello messo in atto dagli indagati, reso proficuo grazie all’utilizzo di utenze dedicate, abitazioni per il deposito e la custodia della droga, addetti alla preparazione delle dosi, pali, addetti alla vendita ed alla contabilità. Il “business” della droga veniva realizzato seguendo prevalentemente due modus operandi: il primo fondato su una vendita statica dello stupefacente; il secondo, invece, basato su un canale più dinamico. La vendita “statica” avveniva per mezzo di piazze di spaccio realizzate temporaneamente per la vendita dello stupefacente, in punti di maggior afflusso da parte dei giovani acquirenti (bar, pub, pizzerie, sale scommesse, piazze e, in alcuni casi, le abitazioni degli indagati) che consentiva ai vari pusher di aumentare il proprio volume di affari. Lo spaccio avveniva grazie anche all’aiuto di alcuni fiancheggiatori, che avevano il compito di avvisare i pusher in caso di controlli da parte delle forze di polizia. La vendita dinamica, invece, avveniva mediante appuntamenti concordati a mezzo telefono tra spacciatore e acquirente, rendendo difficile e imprevedibile l’individuazione del luogo dell’incontro.