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QUARTO/ Caso Capuozzo, arriva la seconda interrogazione parlamentare

QUARTO/ Caso Capuozzo, arriva la seconda interrogazione parlamentare
  • Pubblicato16 Novembre 2015
Da sinistra Marco Di Lello (Psi) e Massimiliano Manfredi (Pd)
Da sinistra Marco Di Lello (Psi) e Massimiliano Manfredi (Pd)

QUARTO – A due settimane dallo scoppio del “caso Capuozzo”, la vicenda tiene ancora banco. Almeno in Parlamento, dove i due deputati Marco Di Lello e Massimiliano Manfredi, rispettivamente del Psi e Pd, hanno depositato un’interrogazione a risposta scritta. Il destinatario è il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.

L’INTERROGAZIONE – Dopo una lunga premessa, incentrata sulla storia recente della città, con riferimento anche allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni della camorra, i due parlamentari chiedono una risposta scritta al Viminale: «La signora Capuozzo vivrebbe, con la sua famiglia, in un attico nel centro flegreo, abusivo. Il caso è esploso dopo l’invio ai carabinieri, da parte di un cittadino, di un dossier che contiene una aerofotogrammetria risalente al 12 maggio- del 2003, l’anno in cui secondo il marito del sindaco, Ignazio Baiano, sarebbe stato realizzato l’abuso da sanare: un sottotetto trasformato in un attico. Ebbene, la richiesta di sanatoria risale al mese di aprile del 2003 ma dalla foto scattata a maggio dello stesso anno quell’abuso ancora non appare. E non solo. Lo stesso dossier contiene anche un certificato di idoneità statica redatto dall’ingegnere Rosario Altamonte, indagato in un’ordinanza del gip di Napoli Alberto Capuano eseguita nel giugno dello scorso anno nell’ambito di un sequestro di immobili. Un’inchiesta che riguarda le infiltrazioni del clan Polverino nelle attività edilizie a Marano e Quarto».

DAL SENATO ALLA CAMERA – Un’interrogazione del tutto simile era stata redatta anche dalla senatrice del Pd Rosaria Capacchione e da altri cofirmatari nei giorni scorsi. Anche in quel caso vennero evidenziate altre vicende, come l’ordine di stampa di manifesti istituzionali inviato dal Comune alla tipografia del marito del sindaco: «Una decisione che, a giudizio degli interroganti senza ombra di dubbio, va contro le normali regole di deontologia e trasparenza amministrativa che prevedono di non attribuire ai propri familiari i lavori del comune – aggiungono Di Lello e Manfredi – Ciò ha determinato una dura presa di posizione delle opposizioni che hanno annunciato un esposto alla procura chiedendo l’immediata convocazione di un consiglio comunale per affrontare la problematica in questione».