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QUARTO/ Assessore leghista nella Giunta Sabino, Daniele (Pd) attacca: «É un’ammucchiata»

QUARTO/ Assessore leghista nella Giunta Sabino, Daniele (Pd) attacca: «É un’ammucchiata»
  • Pubblicato21 Luglio 2018

QUARTO – «Questa giunta è un’ammucchiata». E’ durissimo il giudizio del consigliere regionale Pd Gianluca Daniele sull’esecutivo appena varato dal sindaco Antonio Sabino. Una squadra di governo all’interno della quale figura Vincenzo Biondi, candidato “virtuale” della Lega fino all’esclusione del centrodestra dalla competizione elettorale.

PARTITO DA RIFONDARE – «In questo modo si disorienta l’elettorato – aggiunge Daniele – dando l’impressione di azzerare totalmente l’alternanza tra centrosinistra e centrodestra.  La presenza della Lega, nonché di Fratelli d’Italia, pone una distanza enorme dall’idea di Pd. Questo partito va rifondato cercando di recuperare i valori laici, cattolici e socialdemocratici». L’esponente dem ne ha anche con il segretario metropolitano del Partito Democratico, Massimo Costa: «Su quanto visto a Quarto non ha detto niente. Sarebbe dovuto intervenire, magari sconsigliando al sindaco di fare ciò che ha fatto». Un attacco, quello di Daniele, anticipato su Twitter: «Sulla nuova giunta di Quarto nessuno del Pd, a partire da Massimo Costa, dice niente. Dopo gli ultimi disastri elettorali vedere in Giunta esponenti della Lega e di FDI fa capire perché questo partito va rifondato».

SABINO: “E I SUOI COL CENTRODESTRA?” – Pronta le replica del sindaco Sabino – per anni nel direttivo locale del Pd, ma che alle elezioni si è presentato con una civica senza il simbolo del partito di Martina, Democratici in Movimento – che si difende attaccando a sua volta il consigliere regionale: «Non ricordo di averlo visto da queste parti quando i “suoi” si erano candidati con il centrodestra. Abbiamo iniziato con un’alleanza civica e stiamo proseguendo in questa direzione. Venisse a Quarto a dare il suo contributo invece di fare inutili polemiche». Dunque, si torna a litigare all’interno dei democratici. Ed ancora una volta nasce un “caso Quarto”, con la cittadina flegrea da sempre terreno fertile per scontri interni al partito.