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POZZUOLI/ Strage di Monteforte, la perizia: “Elementi corrosi ed errori di progettazione”

POZZUOLI/ Strage di Monteforte, la perizia: “Elementi corrosi ed errori di progettazione”
  • Pubblicato23 Gennaio 2015

di Alessandro Napolitano

Il viadotto dal quale precipitò il bus,  morirono 40 persone
Il viadotto dal quale precipitò il bus, morirono 40 persone

AVELLINO – Un tratto autostradale in cattivo stato di manutenzione e soprattutto interessato da errori di progettazione per ciò che riguarda i giunti. E’ quanto emerge dalla perizia tecnica redatta dai tecnici incaricati dalla Procura di Avellino che indaga sulla strage di Monteforte. Una tragedia che causò la morte di 40 persone, precipitate mentre viaggiavano su un bus turistico di ritorno da un pellegrinaggio.

LA PERIZIA – A riportare parte della perizia è l’agenzia di stampa Agv. «Nel tratto del viadotto interessato dal sinistro venivano rilevati gravi ed anomali fenomeni corrosivi degli elementi metallici (cd tirafondi) e inoltre è stato rilevato un errore di progettazione nei giunti» si legge nel documento. In pratica, la responsabilità della morte di 40 persone, quasi tutte di Pozzuoli, sarebbe da addebitare anche allo stato di quel tratto di strada, il viadotto Acqualonga. Indagate in tutto 15 persone, tra cui anche vertici della società di gestione dell’autostrada.

“AUTOSTRADE” SOTTO ACCUSA – Secondo i pubblici ministeri «l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia e dei dirigenti della Direzione Centrale e relative articolazioni, colpa e negligenza, imperizia e imprudenza nonché violazione delle norme che garantiscono la circolazione autostradale in condizioni di sicurezza, per aver omesso di provvedere alla riqualificazione dell’intero viadotto». Inoltre, nella documentazione della Procura si sottolinea, più precisamente, la presenza di un «errore di progettazione nei giunti a cannocchiale presenti nella parte superiore delle barriere poste in corrispondenza dei giunti di dilatazione del viadotto che presentavano un collegamento scorrevole del mancorrente superiore in acciaio senza fine corsa dell’elemento di giunzione».

LA TRAGEDIA – Era il 28 luglio del 2013. Secondo quanto già accertato il bus turistico subì il distacco di parte della trasmissione meccanica che finì per danneggiare l’impianto frenante. Inutile sarebbe stato il tentativo dell’autista – morto anch’egli nell’incidente – di fermare la corsa del mezzo, poi finito contro le barriere laterali della carreggiata e precipitato da un’altezza di circa 30 metri. Indagati anche funzionari della Motorizzazione Civile che avrebbero falsificato la documentazione attestante la revisione del bus, in realtà non effettuata.