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POZZUOLI/ Storie dal clan Longobardi-Beneduce: «Quell’uomo doveva morire»

POZZUOLI/ Storie dal clan Longobardi-Beneduce: «Quell’uomo doveva morire»
  • Pubblicato26 Novembre 2014

di Alessandro Napolitano

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Francesco De felice oggi è vivo grazie ad un’intercettazione postale

POZZUOLI – La sua collaborazione con l’antimafia di Napoli sarebbe iniziata nel 2009 e oggi rappresenta una delle “fette” più voluminose tra le dichiarazioni dei pentiti una volta facenti parte del clan Longobardi-Beneduce di Pozzuoli. Il nome di Francesco De Felice, però, sarebbe potuto finire nella lunga lista dei morti ammazzati per camorra. E’ quanto emerge da alcune intercettazioni postali avvenute in carcere nell’ottobre del 2008. Una missiva, in particolare, sembra contenere l’ordine preciso il futuro «pentito», all’epoca appena scarcerato. L’ordine arriva direttamente da Procolo Pagliuca ed è indirizzato al padre Salvatore. Il sospetto nutrito da Procolo Pagliuca è che De Felice abbia pianificato qualcosa contro stessa famiglia Pagliuca a favore di colui che oramai era diventato il loro acerrimo nemico, Gaetano Beneduce.

LA LETTERA DAL CARCERE – Da salvaguardare c’è anche la figura di Antonio Luongo, all’epoca detenuto a Benevento. «Carissimo papà, ti metto al corrente di questa cosa molto importante. Papà, vedi che questo che è uscito, cioè “Gianfranco” (il soprannome di Francesco De Felice) non è fratello nostro, sta con chi sai già, mi raccomando fai quello che si deve fare e poi al nostro fratello che sta a Benevento (chiaro il riferimento ad Antonio Luongo), lo dobbiamo dare soddisfazioni come te le ha date lui. Mi raccomando papà, abbiamo fatto una cosa molto importante qui, degli amici, hanno fatto finta di parlare male sia di te che di me e di Tonino (Luongo) e lui subito si è aperto e ha detto che appena esce glielo risolve lui il problema a Gaetano (Gaetano Beneduce) cioè prima ti attacca a te e poi quando esco io e mio fratello Tonino, ci uccide anche a noi. Papà io ho fatto finta di niente per non fargli capire niente, così lui è convinto che noi stiamo dormendo. Papà mi raccomando, si deve fare subito, prima per noi e poi per far capire alla gente che siamo i più forti […] Mi raccomando, non dargli agio per prepararsi e di capire (subito se ne deve andare), nostro fratello Tonino merita di avere soddisfazioni».

VIVO GRAZIE AD UN’INTERCETTAZIONE – La lettera verrà poi intercettata e dai carabinieri del comando di Pozzuoli arriverà per De Felice l’ordine di presentarsi in caserma. Il futuro collaboratore di giustizia viene informato del pericolo che corre, ma nonostante ciò rifiuta un programma provvisorio di protezione. Intanto la notizia della programmazione dell’uccisione di Francesco De Felice, alias Granfranco, non è più riservata. La fuga dell’informazione metterà Procolo Pagliuca nelle condizioni di dover immediatamente fare ricorso ad una sorta di contrordine. Questo verrà impartito dallo stesso Procolo Pagliuca dalla sala colloqui del carcere di Secondigliano. A parlare con lui c’è la moglie, alla quale Pagliuca dirà: «adesso stai tu da fuori, se lo vedi operativo (rivolto al padre Salvatore) … blocca la cosa». Francesco De felice, quindi, oggi è vivo grazie ad un’intercettazione postale avvenuta in carcere. Dopo pochi mesi da quei fatti l’ex affiliato sarebbe poi diventato collaboratore di giustizia.