POZZUOLI/ Sebastiano-Bellofiore, gli interessi del clan Polverino nel duplice omicidio
POZZUOLI – Del duplice omicidio dei boss Domenico Sebastiano e Raffaele Bellofiore ne hanno parlato negli anni diversi collaboratori di giustizia. A loro, poi, si è aggiunto il pentito ritenuto probabilmente una vera e propria banca dati della mala non solo flegrea: Roberto Perrone, storico braccio destro di Giuseppe “’o barone” Polverino e capozona di Quarto. Dal 2011, dopo il suo ultimo arresto, Perrone collabora con la magistratura, svelando retroscena riguardanti più clan. Questa, infatti, la vera abilità di Perrone: l’aver intrattenuto rapporti con più esponenti di gruppi malavitosi diversi, intessendo una fitta rete di relazioni come pochi. E ovviamente l’ex ras di Quarto non poteva non conoscere i particolari di quella strage avvenuta nel rione Toiano il 19 giugno del 1997. Emerge così un coinvolgimento del clan Polverino, a cui apparteneva Perrone, nel duplice omicidio di 10 anni fa. Un duplice omicidio del quale sono ora accusati dalla Procura antimafia di Napoli Gennaro Longobardi, Gaetano Beneduce, Nicola Palumbo e Salvatore Cerrone.
LA “PACE” CON SALVATORE CERRONE – In un interrogatorio del luglio 2016, Perone ha svelato: «Prima di essere arrestato nel 1992 i rapporti tra il clan Polverino e Cerrone Salvatore erano tutt’altro che buoni. Tuttavia, stesso in carcere, non ricordo da chi mi fu comunicato, venni a sapere che Polverino Giuseppe aveva deciso di riconciliarsi con Cerrone anche perché era più utile tenere un alleato su Pozzuoli che un nemico. Questa pace risale credo al 1993, 1994. L’accordo tra i due prevedeva che il Polverino avrebbe aiutato Cerrone e Longobardi nella faida con il clan opposto, quello comandato da Sebastiano e Bellofiore […] Sicuramente (Cerrone, ndr) ha partecipato alla fase organizzativa del duplice omicidio in quanto era lui l’unico del clan di Pozzuoli che poteva interloquire con Giuseppe Polverino che, come detto, diede un supporto essenziale per eliminare i due capi clan».
UNA QUESTIONE PERSONALE – Roberto Perrone racconta poi di equilibri tra i vari componenti del gruppo che organizzò la strage: «Credo che il motivo per il quale Longobardi ha partecipato in prima persona al duplice omicidio Sebastiano Bellofiore è dovuto al fatto che si trattava di una questione sua personale in quanto i due capi clan lo avevano spodestato e doveva riscattarsi anche agli occhi di Cerrone e di Giuseppe Polverino. Quanto a Beneduce Gaetano ho già riferito in passato che pur essendo indicato come il capo clan in realtà, anche per i suoi problemi fisici in particolare agli occhi e a una gamba sinistra che non gli consentivano di partecipare in prima persona a fatti di sangue, non aveva lo stesso peso specifico di Cerrone. Tuttavia nessuna riunione si faceva senza la presenza del Beneduce e pertanto anche in relazione al duplice omicidio dei capi clan avversi deve avere avuto un ruolo determinante, in quanto, ripeto, nessuna decisione del clan di Pozzuoli poteva essere presa senza il suo avallo».