POZZUOLI/ Ritornano alle Stufe di Nerone gli spettacoli sulla zattera: intervista al direttore artistico Giovanni Meola
a cura di Massimiliano Longobardo
POZZUOLI – Parte domenica 2 luglio la XII edizione del Teatro alla Deriva, la fortunata rassegna ideata da Ernesto Colutta, che, unica nel suo genere, sin dal 2012 sfrutta a mo’ di palcoscenico una zattera posta al centro di un laghetto delle Stufe di Nerone. Potremo assistere a quattro spettacoli domenicali (l’ultimo il 23 luglio), il cui comune denominatore quest’anno è costituito dalla commistione tra commedia e dramma, tra riso e lacrime. Li ha illustrati per noi in dettaglio Giovanni Meola, direttore artistico della fortunata manifestazione, nella breve intervista di seguito riportata.
Teatro alla Deriva, quest’anno, si apre con la performance di un artista originario proprio del territorio flegreo, Pako Ioffredo, che vanta, tra le altre cose, una collaborazione con lo scrittore francese Pennac. Cosa aspettarsi da Terra (cantata in dialetto puteolano)? “Il lavoro di Pako Ioffredo parte da assai lontano ed è estremamente interessante. Erano anni che intendevo invitarlo, ma finora non si era creata l’occasione giusta. Il suo lavoro sulla lingua puteolana è fatto di una enorme attenzione alla stratificazione sonora e concettuale, ma allo stesso tempo è orientato al mantenimento in vita di storie, miti e leggende di una terra che ha una sua profonda identità; identità che, tuttavia, sta dissipandosi e disperdendosi in un mondo sempre più globalizzato e, quindi, sempre più appiattito, distratto e anonimo. Dallo spettacolo di Pako, grazie alla complicità con Demi Licata e il musicista Pino Russo, gli spettatori potranno aspettarsi tanta visceralità, un lavoro di notevole caratura sul ritmo, una lingua impastata di arcaismi ma anche di grande impatto sonoro, e una vivace veracità che farà divertire e, a tratti, commuovere o indignare allo stesso tempo.”
Segue da cartellone una sua rivisitazione dell’Amleto shakespeariano, capolavoro del teatro seicentesco, rivisitazione che ha debuttato all’inizio dello scorso anno al TRAM. Elemento peculiare dello spettacolo è il contributo alla riscrittura da parte degli stessi interpreti, da ognuno dei quali, in misura diversa, viene impersonato il ruolo del protagonista… “Sono particolarmente affezionato a questo spettacolo. In primis perché è da un po’ di anni che, in totale complicità con i miei collaboratori (attori, aiuti regia, costumisti, scenografi, ecc.), ad alcuni progetti ho voluto lavorarci con modalità diverse. L’esempio più riuscito prima di questo è stato TRE. Le Sorelle Prozorov, liberamente da Tre Sorelle di Cechov. Con AMLETO (o Il Gioco del Suo Teatro) il meccanismo è stato lo stesso, con l’ovvia differenza che Shakespeare è assai diverso da Cechov. Ormai ho compreso che, nonostante complessità e ampiezza temporale di cui ha bisogno questo tipo di lavoro, queste sono le regie che mi divertono di più, proprio per il grado elevatissimo di complicità e collaborazione che si instaura con il cast. Il secondo motivo di particolare affezione è che AMLETO doveva debuttare poco dopo che scoppiò la pandemia, e quindi ci ha accompagnato come un fantasma per diverso tempo. È stata una gioia, una vera liberazione, poterci lavorare appena le condizioni per farlo ce lo consentirono. Così come è stato assai stimolante far interpretare Amleto da Sara Missaglia, attrice di straordinaria bravura ancora troppo poco riconosciuta, a mio avviso, affiancata da due duttilissimi talenti, Vincenzo Coppola e Solene Bresciani, capaci di far ridere nei momenti leggeri e di inchiodare lo spettatore nei momenti più drammatici.”
Ancora Shakespeare con La Bisbetica Domata, per la regia di Chiara Vitiello e Franco Nappi, che porterà in un ardimentoso equilibrio sulla zattera ben 7 interpreti (tra cui gli stessi Nappi e Vitiello, nonché Mario Autore) e per finire Costellazioni di Nick Payne, per la regia di Roberto Solofria, pure in scena con Ilaria Delli Paoli… “Sono due spettacoli che, sebbene profondamente diversi come genesi ed intenzioni registiche, sono accomunati da una stessa caratteristica – che poi compare anche negli altri due lavori del cartellone –, ovvero la capacità di passare dal dramma alla commedia e viceversa, mantenendo in entrambi gli ambiti credibilità e intelligenza. La Bisbetica Domata è un adattamento calato negli anni ’50, ricco di sorprese, di energia, di ritmo, con i due interpreti principali – una sempre magnetica Chiara Vitiello, che firma la regia a quattro mani con Franco Nappi, e il Mario Autore già visto nel film di Sergio Rubini sui De Filippo, a sua volta magnetico – forti di una dinamica di coppia di altissimo profilo. Così come di altissimo profilo, a mio avviso, è l’interpretazione di Ilaria Delli Paoli in Costellazioni, dove, spalleggiata efficacemente e senza sbavature dal regista Roberto Solofria, offre una performance che lascia, a tratti, senza fiato, passando da un’ipotesi di universo ad un’altra, ma sempre alle prese con una storia molto, molto umana, nella quale tutti davvero possiamo riconoscerci. A proposito dell’ardimentoso equilibrio di cui lei parla, sarà assai bello verificare che la zattera è pronta ad ospitare anche uno spettacolo così affollato.”