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POZZUOLI/ Rapina in farmacia, parla il padre dell’arrestato: «Mio figlio non è un delinquente»

POZZUOLI/ Rapina in farmacia, parla il padre dell’arrestato: «Mio figlio non è un delinquente»
  • Pubblicato22 Maggio 2016

FabioPOZZUOLI – Riceviamo e pubblichiamo la lettera del padre di Fabio Gambardella, il giovane arrestato dalla polizia venerdì a via Napoli in quanto ritenuto colpevole di una rapina ai danni di una farmacia. Antonio Gambardella, a nome della famiglia, con la lettera indirizzata al nostro giornale vuole portare alla luce alcuni punti della vicenda che vede coinvolto il figlio e non divulgati dagli organi di informazione che come il nostro si sono attenuto a quanto riportato da un comunicato ufficiale diffuso dalla Polizia.

LA LETTERA – Gentile direttore, mai avrei pensato di trovarmi nella mia vita a scrivere una lettera pubblica ad una testata giornalistica per commentare un fatto di cronaca avente come protagonista mio figlio, soprattutto se chi scrive (al pari dei miei figli e mia moglie) con la tutela della legge ci lavora da sempre.

Ognuno ha il suo lavoro ed ogni lavoro ha le sue regole sia normative che morali. Quello della comunicazione è un settore delicatissimo dove molto spesso l’aspetto morale è oggetto di un continuo bilanciamento con interessi di altra natura quali quelli di natura commerciale o temporali a causa di una cessante richiesta da parte di un pubblico che ha sempre più bisogno di essere informato in tempo reale. Il risultato di tale bilanciamento però spesso non è sempre così scontato o “eticamente” giusto.

Questo è ciò che accaduto l’indomani l’arresto di mio figlio da parte delle forze dell’ordine. Premettendo che la giustizia dovrà fare il suo corso e ribandendo che chi sbaglia debba pagare, questa lettera esula dall’obiettivo di discolpare mio figlio da eventuali responsabilità da dimostrare. Urge però sottolineare alcune negligenze informative constatate nell’ambito del comunicato stampa e degli articoli che ne sono scaturiti a causa dell’omissione di particolari fondamentali per una ricostruzione quanto più possibile oggettiva agli occhi di chi legge.

Da quelle poche righe è trasparito un profilo di mio figlio paragonabile a quello di un criminale abituale, spinto da questo bisogno incessante di denaro fino a commettere un gesto ignobile quale una rapina (ancora tutta da dimostrare in sede giudiziaria). Descrizione a cui è stata affiancata una foto in primissimo piano che a mio avviso ben poco ha di opportuno e di buon senso. Nulla da eccepire a questo diritto di informazione e di cronaca (fondamentali nel nostro stato democratico) se però non si fossero omessi due elementi fondamentali: che si tratta di una persona INCESURATA ma soprattutto di una persona affetta da GRAVI PROBLEMI PSCHIATRICI come dimostrano gli innumerevoli TSO subiti negli ultimi anni ed il fatto di essere sottoposto a cure di psicofarmaci. Elementi che a mio avviso stonano con il clamore e la risonanza mediatica che è stato riservato a un caso del genere.

Una situazione, quella di mio figlio, conosciuta da buona parte dei puteolani e suffragata anche da reazioni di vicinanza da parte degli stessi sui social network che, seppur condannando l’episodio, si sono posti i miei stessi interrogativi. Particolari che non sono dettagli in quanto fondamentali nel capire che questo episodio scaturisce da una situazione di un precario equilibrio mentale che poco ha a che fare con un istinto delinquenziale, cosa che non è emersa dai toni e foto utilizzati nel comunicato stampa e dalle varie testate giornalistiche.

Concludo dicendo che il gesto di Fabio rappresenta una sconfitta per la società e per lo Stato. Per la società perché Fabio è una vittima di gente che gli ha fatto del male e che ne approfitta del suo stato di salute, dello Stato perché non ci sono leggi o percorsi idonei a sostenere chi è affetto da tali problemi lasciando le famiglie praticamente da sole.

Antonio Gambardella, il padre.