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Cronaca Primo Piano

POZZUOLI/ Picchia parcheggiatore abusivo per non farlo testimoniare: arrestato giovane del clan Di Costanzo

POZZUOLI/ Picchia parcheggiatore abusivo per non farlo testimoniare: arrestato giovane del clan Di Costanzo
  • Pubblicato14 Ottobre 2019
Giovanni Di Costanzo junior

POZZUOLI –  Ha picchiato un parcheggiatore abusivo per impedirgli di testimoniare contro i suoi genitori. Così è finito in manette Giovanni Di Costanzo, 19 anni, giovane leva del clan Di Costanzo di Pozzuoli, nipote del boss Giovanni ucciso nella strage del Molosiglio nel 1989. Il parcheggiatore abusivo era chiamato a testimoniare in un procedimento penale che vede coinvolti i genitori del 19enne quando, qualche giorno prima, è stato picchiato in un locale di Corso Umberto I, a via Napoli, zona da sempre roccaforte del clan Di Costanzo. A mettere le manette ai polsi di Giovanni Di Costanzo junior sono stati i carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Pozzuoli che hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Napoli – Sezione G.I.P. – su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli e condotto nel carcere di Poggioreale.

LE MANETTE – L’arresto è arrivato in seguito alla denuncia presentata (il 19 settembre scorso) ai carabinieri da un parcheggiatore abusivo di via Napoli il quale era stato picchiato e minacciato dal 19enne, a cui voleva impedire di testimoniare in un procedimento penale che vede coinvolti i suoi genitori, Francesco Saverio Di Costanzo, detto “Cicciobello”, e Giuseppina Di Bonito. Il parcheggiatore è stato aggredito e ferito in un locale di Corso Umberto I davanti a molte persone che invece di intervenire mostravano indifferenza o addirittura compiacimento.

LA ROCCAFORTE – Via Napoli da anni è ritenuta la roccaforte del clan Di Costanzo, in particolare la zona di Corso Umberto I dove proprio il capostipite della famiglia, Giovanni Di Costanzo senior, diede vita all’organizzazione criminale prima di essere ucciso il 7 dicembre di 30 anni fa insieme ai suoi guardaspalle Pasquale Arienzo, Pietro Avallone e Francesco Zenca. L’omicidio arrivò dopo un anno dall’uccisione dell’altro boss Rosario Ferro detto “Capatosta”.