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POZZUOLI/ “I treni della felicità”: la storia di Vincenzo ospite di una famiglia toscana nel dopoguerra

POZZUOLI/ “I treni della felicità”: la storia di Vincenzo ospite di una famiglia toscana nel dopoguerra
  • Pubblicato27 Ottobre 2021
Vincenzo Maione

POZZUOLI – «Arrivavano richieste da ogni parte. I bambini affamati erano tanti. Cominciava il tempo umido e freddo e non c’era carbone. I casi pietosi erano molti, moltissimi. Bambini che dormivano in casse di segatura per avere meno freddo, senza lenzuola e senza coperte. (…) Bambini lerci, pieni di croste e pidocchi». Con queste parole Teresa Noce, fra le fondatrici del Partito Comunista Italiano, raccontò l’iniziativa sociale “Treni della felicità”, promossa dal PCI, nel periodo del dopoguerra. Tra il 1945 e il 1947 furono circa 70mila i bambini del Centro e Sud Italia ad essere ospitati da famiglie del Nord. A salire su uno di quei treni, tra migliaia di bambini aderenti all’iniziativa, fu anche Vincenzo Maione, 83enne di Pozzuoli, ospitato da una famiglia di Sinalunga, in provincia di Siena. Dodici i mesi trascorsi in quella casa in Toscana. Un anno all’insegna di cure, cibo e tanto affetto.

LA STORIA – Vincenzo, oggi noto a Pozzuoli per la sua attività, la “Casa del Pantalone”, ha 9 anni nel 1947 quando, grazie all’Unione donne italiane, viene trasferito in Toscana. Per l’allora bambino si aprono le porte del paradiso: buon cibo a tavola e un letto di piume su cui dormire. La famiglia originaria di Vincenzo è, infatti, indigente: a casa si mangia tutti i giorni farina di piselli e si dorme in una stalla. A Sinalunga il piccolo puteolano viene, invece, accolto con tante premure e coccolato da una coppia di coniugi e dai figli, Sergio e Silvana, all’epoca poco più che maggiorenni. Al compimento dei dieci anni, dopo un anno trascorso in casa loro, Vincenzo fa ritorno a Pozzuoli, con il cuore colmo di gratitudine e la mente ricca di ricordi. Reminiscenze che, però, col tempo svaniscono tanto da spingere la figlia di Vincenzo, Laura, a lanciare un appello perché il suo papà possa trovare la famiglia che lo ospitò da bambino. A distanza di anni e grazie all’aiuto di Giovanni Rinaldi, storico e autore di “C’ero anche io sul quel treno” (un capitolo è riservato anche alla storia di Vincenzo Maione ndr), Vincenzo trova la figlia di Sergio, Manuela, che gli dà l’opportunità di visitare la casa in cui è stato ospite da piccolo. Nonostante gli acciacchi, l’anziano parte in direzione Sinalunga, in compagnia di figlia e genero, per ripercorrere il periodo più felice e spensierato della sua vita. Purtroppo sia i genitori ‘affidatari’ che Sergio e Silvana sono deceduti, ma Vincenzo – che per anni è stato in cerca della famiglia senese – è riuscito comunque ad esaudire il suo desiderio. Ha rivisto quella casa, che lo ha accolto negli anni più difficili della sua infanzia, e ha conosciuto la figlia di quello che per un anno fu più di un fratello maggiore e la nipote di chi si prese tanta cura di lui, come solo una mamma e un papà sanno fare.