POZZUOLI/ È uscito dal carcere il ras di Toiano “Carrichiello ‘o nasone”: il suo ritorno in libertà celebrato sui social – LE FOTO

POZZUOLI – È stato scarcerato dopo tre anni di detenzione Gennaro Coppola, 64 anni alias “Carrichiello ‘o nasone”, ras del Rione Toiano e storico affiliato ai clan Longobardi e Beneduce. Dopo aver lasciato il carcere ‘o nasone è stato sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata, che prevede una serie di restrizioni tra cui l’obbligo serale e notturno di permanenza a casa, il divieto di frequentare pregiudicati e il divieto di lasciare il proprio comune di residenza.
LA CELEBRAZIONE – La scarcerazione del ras è stata prima annunciata sui social con una canzone dedicata da un neomelodico che si è esibito a Toiano durante l’inaugurazione del bar del figlio della compagna e, successivamente, con una serie di foto pubblicate da quest’ultima che ritraggono ‘o nasone in giro tra Pozzuoli e Mergellina.
IL RAS – Gennaro “Carrichiello” era stato arrestato nel febbraio di tre anni fa per estorsione ai danni di un centro scommesse del centro storico di Pozzuoli. Richiesta di pizzo effettuata per nome e per conto de “gli amici di Toiano”, gruppo camorristico capeggiato proprio 64enne. Il suo è un pedigree criminale di alto livello che lo vede tra le figure di spicco della camorra locale. Della banda nata tra le “case parcheggio” e le “case dei puffi” facevano parte, tra gli altri, anche il pentito Gennaro Alfano, Gaetano Arcone detto “Masaniello” e Giuseppe Cammino.
I PENTITI – Secondo i pentiti “gli amici di Toiano” dividevano i soldi delle estorsioni al 50% con un altro gruppo criminale che aveva base operativa a Monterusciello e che era capeggiato da Emilio Capasso. Capasso e Coppola avevano diviso il territorio in due zone: il primo controllava Monterusciello, Licola, La Schiana fino al bivio di Quarto; il secondo invece il Rione Toiano, Arco Felice e il centro storico. Nella morsa del racket erano finiti praticamente tutti: supermercati, venditori del mercato ittico di Pozzuoli, sale scommesse, cantieri edili, navali, negozi di abbigliamento. “Dopo l’uccisione del Mattera, le estorsioni ai cosiddetti “mugnanesi” al mercato ittico di Pozzuoli è continuata ad andare avanti e so che…omissis…i soldi li portava ad Emilio Capasso” ha raccontato ai magistrati il pentito di camorra Antonio D’Oriano. Anche sulle piazze di spaccio c’era un pizzo da pagare: 5mila euro che il “gestore” doveva versare ogni settimana nelle casse del clan che aveva il predominio sul territorio. “Sulle forniture di droga, invece, il meccanismo prevedeva che ad ogni incontro venisse pagata la fornitura precedente e venisse consegnato lo stupefacente da spacciare che sarebbe poi stato pagato al successivo acquisto” ha raccontato Genny Gaudino, nipote del boss Gennaro Longobardi. Dopo la morte del broker Luigi Mattera detto “cicciotto” la droga a Pozzuoli arriva di “terza mano”: la cocaina viene acquistata al Rione Traiano mentre l’hashish a Marano. A rifornire le piazze fino a qualche mese fa -secondo i pentiti- erano Emilio Capasso e Antonio Fariello detto “forteabbracci”.