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POZZUOLI/ «A Pozzuoli comando io», le minacce del ‘fantasma’ all’ambulante di Monterusciello

POZZUOLI/ «A Pozzuoli comando io», le minacce del ‘fantasma’ all’ambulante di Monterusciello
  • Pubblicato6 Agosto 2019

POZZUOLI – C’è un retroscena curioso e singolare dietro le intimidazioni dell’aspirante boss di Monterusciello ad un venditore del mercatino rionale. Passaggi che emergono dalla sentenza emessa lo scorso 17 aprile. «A Pozzuoli comando io, i soldi del caffè li devi dare a me»: era l’8 novembre del 2017 e le lancette dell’orologio segnavano le 2.30 del pomeriggio quando Carlo Avallone, con una pistola in pugno, minacciò un ambulante di Monterusciello perché salisse sulla sua moto. L’uomo era intento a caricare la merce sul furgone per fare rientro a casa ma il 32enne di Pozzuoli gli intimò di obbedire altrimenti avrebbe fatto fuoco. Durante il tragitto in sella al mezzo a due ruote, Avallone, meglio noto come “il fantasma”, chiese al venditore di consegnargli l’incasso della vendita del caffè ma l’ambulante si rifiutò. «Avevo 150, 160 euro, frutto del lavoro che avevo svolto la mattina, e non glieli ho dati perché ho detto che mi servivano per portarli a casa, per la mia famiglia. Poi sono saltato dalla moto e sono scappato», il racconto reso agli inquirenti dal commerciante sceso al volo dalla motocicletta.

IL FURGONE –  L’ambulante, oltre a lavorare al mercatino di Monterusciello come venditore di caffè, svolgeva anche l’attività di cameriere. Ed è proprio nel locale dove lavorava che il 23 novembre del 2017, intorno alle 8, ricevette una telefonata dai suoi familiari che gli dissero che erano stati esplosi dei colpi di arma da fuoco contro il suo furgone parcheggiato in via Pasolini. Un raid intimidatorio messo a segno – secondo gli inquirenti – da Carlo Avallone. Dal racconto di un collaboratore di giustizia è poi emerso che Avallone non avesse simpatia nei confronti della famiglia dell’ambulante. In quella giornata, inoltre, si registrò anche il tentato omicidio di Raffaele Grieco, ritenuto vicino ai Longobardi-Beneduce. Per i giudici non ci sono dubbi: fu Avallone l’artefice di entrambi gli agguati. Nel mirino sia il venditore ambulante che Grieco.

LA SENTENZA – Per i reati di tentato omicidio, tentata estorsione e porto di armi il “fantasma” è stato infatti condannato in primo grado a 16 anni di reclusione. «La presenza di Avallone, armato di mitra a bordo di una moto in via De Curtis la sera del 23 novembre 2017, in un orario ed in un luogo compatibili con i fatti avvenuti nella via Pasolini e nella via Saba – dalle indicazioni fornite da Google Maps le strade distano poco più di un chilometro l’una dall’altra e sono raggiungibili a bordo di un veicolo nell’arco di tre o quattro minuti – ed i fatti, sulla base delle deposizioni rese sul punto e delle affidabili indicazioni ricavabili dalle registrazioni operate dal sistema di videosorveglianza del bar di via Saba, rappresentano indubbiamente un forte elemento a carico dell’imputato quanto ai reati commessi», si legge nelle motivazioni della sentenza rese note nei giorni scorsi.