La fine dei boss di Pozzuoli e Quarto: tutti condannati definitivamente all’ergastolo

POZZUOLI – La fine dei boss è arrivata. Gennaro Longobardi, Gaetano Beneduce, Salvatore Cerrone e Nicola Palumbo trascorreranno il resto dei loro giorni in carcere. La definitiva parola “fine” sulla storia dei più sanguinari capi clan di Pozzuoli e Quarto l’ha messa la quinta sezione della Corte di Cassazione che ha confermato l’ergastolo per i quattro boss. Sono stati loro ad ammazzare nell’estate del 1997 gli allora boss di Pozzuoli Domenico Sebastiano detto “Mimì cap e mort” e Raffaele Bellofiore “o biondo”, dando poi vita al cartello criminale dei Longobardi-Beneduce.
LA SVOLTA – Il processo sul duplice omicidio è arrivato per ben due volte in Cassazione. I quattro boss erano stati condannati all’ergastolo sia in I grado (processo svolto con rito abbreviato) che in Appello. Poi la Cassazione aveva annullato la sentenza rinviando tutto nuovamente alla Corte d’Appello. Ed è qui che è arrivata la svolta. La Procura Generale, nei mesi scorsi, ha introdotto due nuovi pentiti del clan Polverino: sono Giuseppe Ruggiero, detto “Geppino Ceppa ‘e fung” e Giuseppe Simioli. Il primo, “reo confesso”, ha dichiarato di aver partecipato ai preparativi e accompagnato il furgone utilizzato dal commando al Rione Toiano, per poi accompagnare con un’auto i killer a Marano. Azione condotta insieme al fratello Castrese e a Simioli. Il supporto sarebbe stato dato in virtù degli accordi tra i Polverino e i Longobardi-Beneduce. Testimonianze ritenute credibili che hanno portato a una nuova sentenza di ergastolo confermata ieri dalla Corte di Cassazione a cui si erano rivolti nuovamente i condannati.
LA FINE – Finisce così definitivamente l’era dei Longobardi-Beneduce a Pozzuoli e Quarto. I quattro boss attualmente sono tutti detenuti. Gaetano Beneduce e Nicola Palumbo detto “faccia abbuffata” sono sottoposti al regime del 41 bis: il primo nel carcere di Spoleto mentre il ras di Quarto nel carcere di L’Aquila. Gennaro Longobardi si trova invece nel penitenziario di Terni, mentre Salvatore Cerrone è di nuovo stato rinchiuso in carcere dopo l’ultima sentenza della corte di Appello.
L’AGGUATO – Il duplice omicidio fu condotto il 19 giugno nel 1997 quando un furgone -poi risulto rubato a Gaeta – scortato da alcune auto entrò nel Rione Toiano, all’epoca roccaforte del boss Raffaele Bellofiore. All’interno del mezzo viaggiavano almeno quattro persone, tutte incappucciate e munite di fucili da guerra, tra cui ci sarebbero stati i quattro boss, ritenuti mandanti ed esecutori. Sul posto anche uno “specchiettista”, che avrebbe avuto il ruolo di avvisare il commando dell’arrivo in strada delle vittime designate. Bellofiore e Sebastiano furono inseguiti e ammazzati tra i giardinetti e i palazzi popolari detti “carrarmati”. Oggi, dopo 28 anni, è stata messa definitivamente la parola fine su quel duplice omicidio.