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LA DENUNCIA/ «E’ il comune di Quarto a farsi beffe di noi cittadini»

LA DENUNCIA/ «E’ il comune di Quarto a farsi beffe di noi cittadini»
  • Pubblicato7 Gennaio 2014

MESSAGGIO:

I rifiuti lungo via Campana

Gentile redazione, vi scrivo in merito all’articolo apparso sul vostro giornale online il giorno 05/01/2014, nel quale mi pare si accusi di inciviltà qualsiasi cittadino quartese che sversi in prossimità di quelle zone videosorvegliate, dove appunto attualmente vige un divieto di scarico. Sperando di aver frainteso e che l’articolo non sia volutamente in malafede, vorrei dunque far notare a chi non lo avesse fatto, la presenza di un secondo cartello, ben evidente e posto al di sotto del primo, che esclude dal divieto di scarico i residenti negli orari consentiti. Questo perché a tanti sfugge che non tutto il territorio comunale è ancora coperto dal porta a porta, e che sono ancora migliaia i cittadini esclusi da tale servizio. Purtroppo, l’attuale gestione ha ben pensato di eliminare completamente dalle strade sia i vecchi bidoni per l’indifferenziato, sia quelli per la raccolta differenziata, impedendo praticamente a tutti coloro non ancora raggiunti dal porta a porta di poter effettuare correttamente quest’ultima, avvalendosi della scusante che con il vecchio sistema la raccolta differenziata non può funzionare, causa appunto incivili, senza però proporre concrete soluzioni a riguardo, quali potrebbero essere ad esempio posizionare i contenitori in punti strategici e videosorvegliati ed effettuare maggiori controlli, in attesa appunto che il servizio del porta a porta venga esteso a tutto il territorio. Ma di questo a Palazzo pare non vogliano proprio saperne, e con poche postazioni dove tutt’ora migliaia di residenti sono costretti a depositare a terra i loro rifiuti indifferenziati, perché come già detto non messi nelle condizioni di poter svolgere la differenziata, ben si comprende come queste diventino montagne da far rabbrividire l’Everest in un batter di ciglia. Chi poi tenta come il sottoscritto di non rassegnarsi al Medioevo Quartese, decidendo nonostante tutto di continuare a fare la raccolta differenziata, deve rassegnarsi all’idea di convivere con cumuli di materiale in casa che possono essere depositati sul territorio comunale soltanto in quel posto mistico detto Isola Ecologica quando gli impegni lo consentono dati gli orari impossibili, e questo di propria spontanea iniziativa o per passaparola, dato che non è stata mai fornita alcuna informazione a riguardo da parte del Comune. Anzi, proprio dal Comune ci avevano perfino ribadito che non sarebbe stato possibile conferire all’Isola Ecologica vetro, multimateriale e carta, e che avremmo dovuto decidere noi se sprofondare nella nostra stessa raccolta differenziata, o prendere e gettare tutto in strada cantando e ballando canzoni folkloristiche. Tutto questo dopo anni di battaglie e promesse non mantenute, e con gli attuali Commissari che sembrano infischiarsene altamente della situazione, ignorando le nostre legittime richieste, e continuando a barcamenarsi in quello che parrebbe essere il classico giuoco dello scaricabarile tra Comune e ditte incaricate, come avviene da anni a questa parte. E passate ormai la primavera, l’estate e l’autunno all’insegna delle montagne d’immondizia come da immancabile tradizione popolare, il tutto sarebbe dovuto partire, da quanto ci era stato riferito, entro inizio Gennaio. Porta a porta, bidoncini, bustarelle, mustacciuoli e roccocò. Ma la Befana pare abbia portato con sé soltanto un altro bel sacco fetido di spazzatura per i tanti quartesi della Terra di Mezzo, mettendo da parte qualsiasi distinzione tra cattivi e non. Insomma, è fin troppo chiaro ed evidente che tra i tre litiganti, ovvero Comune, ditte ed incivili, coloro che lo prendono come al solito a quel servizio, e cioè l’unico che può esserci sempre realmente garantito, siamo noi. Noi, che assaporiamo ancora una volta quell’amaro boccone che ci ricorda ogni giorno quanto spesso non basti fare il proprio dovere per riuscire ad ottenere i propri diritti.

 

Lorenzo M.