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CINEMA/ Non sposate le mie figlie! – LA RECENSIONE

CINEMA/ Non sposate le mie figlie! – LA RECENSIONE
  • Pubblicato6 Marzo 2015
Non Sposate Le Mie Figlie Locandina
Non Sposate Le Mie Figlie Locandina

A cura di Nadia Gragnano

 

 

Scheda tecnica.

Data di uscita: 5/02/2015.
Genere: Commedia.
Durata: 97 min.
Regia: Philippe de Chauveron.
Sceneggiatura: Philippe de Chauveron, Guy Laurent.
Interpreti: Christian Clavier, Chantal Lauby, Ary Abittan, Medi Sadoun, Frédéric Chau, Noom Diawara, Frédérique Bel, Julia Piaton, Emilie Caen, Elodie Fontan.
Produzione: Les Films du 24, TF1 Droits Audiovisuales, TF1 Films Production.
Distribuzione: 01 Distribution.
Paese: Francia.

 

Valutazione complessiva.

Consigliato: no! (2 stelle su 5)

 

Trama.

Claude e Marie Verneuil sono genitori di quattro splendide figlie, e vivono una vita serena e ben agiata nella loro accogliente villa situata in un tranquillo quartiere periferico francese. Lì crescono le proprie figlie nel rispetto altrui, educandole all’uguaglianza e alla tolleranza nei confronti del prossimo, come da bravi cattolici, ma il loro credo religioso viene messo a dura prova quando una dopo l’altra, le prime tre figlie sposano mariti di razze e religioni diverse. La serenità dei coniugi Verneuil così come quella dell’intera famiglia, viene repentinamente destabilizzata con l’arrivo dei tre generi, rispettivamente un ebreo, un arabo e un asiatico, che con incalzanti punzecchiature e battute razziste, trovano continuamente scontro fra loro e con i suoceri, cattolici, conservatori e dalla mentalità poco aperta, che non vedono di buon occhio la diversità, benché i giovani abbiano una buona posizione economica. Ma le sorprese per i Verneuil non sono finite, perché anche la figlia minore annuncia di essere ormai imminente alle nozze e nonostante il suo futuro marito sia anch’egli molto cattolico e porti un nome francese, i genitori scopriranno presto l’amara sorpresa di avere un futuro genero di origine ivoriane.

 

Recensione.

Commediola romantica di stampo francese, senza troppe pretese e che affronta argomenti da cliché e tabù, come la diversità religiosa, il razzismo e l’integralismo in maniera scontata e lenta nonostante i numerosi salti temporali. Resta però un’attualità più che concreta che nella società moderna la tolleranza, nei confronti della diversità di qualsiasi genere, sia purtroppo solo una facciata di parvenza; ragion per cui Philippe de Chauveron con questo film ci dimostra che, anche se ci troviamo in un’epoca sociale culturalmente avanzata e crediamo che il razzismo etnico/religioso sia un argomento superato, se non addirittura inflazionato fra film, libri, canzoni, manifestazioni, opere d’arte e quant’altro, in realtà non è così, e non se ne parla mai abbastanza, perché in fondo al cuore abbiamo tutti un po’ paura della diversità, siamo tutti ancora un po’ razzisti, anche quando la domenica in chiesa ci si stringe le mani in segno di pace, come accade ai protagonisti. Era il 1967 quando in America usciva il film di Stanley Kramer “Indovina chi Viene a cena?”, commedia romantica attraverso la quale si affrontava un tema molto simile a questo ma allora molto più scottante e critico di oggi e difficile da affrontare.

 

Perchè è da vedere.

I fautori dell’ happy ending non saranno delusi da un epilogo come quello scelto per questa commedia, sopraggiunto con lentezza fra battute più o meno gradevoli che strappano sorrisi fra i continui battibecchi dei protagonisti.

 

Perchè NON è da vedere.

Nonostante i continui salti temporali la commedia risulta eccessivamente lenta, peculiarità dei registi francesi; da evitare se non si apprezza il genere.

 

 

IL TRAILER DEL FILM