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CAMPI FLEGREI/ Terra dei Fuochi, il 75% degli italiani non compra più prodotti campani

CAMPI FLEGREI/ Terra dei Fuochi, il 75% degli italiani non compra più prodotti campani
  • Pubblicato31 Gennaio 2014

 

La "Terra dei Fuochi" (foto avvenire.it)

di Violetta Luongo

CAMPI FLEGREI – La Terra dei Fuochi è sotto i riflettori mediatici da molti mesi, ieri il New York Times ha dedicato all’avvelenata Campania la prima pagina del giornale. Attenzione accesa dalle rivelazioni del pentito di camorra, Carmine Schiavone che, scioccando il mondo intero, ha confessato gli illegali sversamenti di rifiuti tossici che per anni sono stati fatti nell’area casertana, napoletana e flegrea, dal Litorale Domitio fino a Pozzuoli, di veleni che hanno, dagli anni ’90, inquinato i terreni e quindi il cibo che ogni giorno arricchiva le tavole degli italiani.

TIMORE DEI PRODUTTORI CAMPANI – Una vera e propria “psicosi della Terra dei Fuochi” si è andata diffondendo, e ora giunge la conferma ai molti timori dei produttori campani che da settimane segnalano, anche con toni aspri, un calo drastico nelle vendite dei prodotti “made in Campania”, la maggior parte degli italiani non gradisce prodotti provenienti dalla Campania dopo i risvolti e l’attenzione mediatica degli ultimi mesi sulla Terra dei Fuochi.  Lo rivela l’ultimo sondaggio realizzato da “Datamedia Ricerche” per la trasmissione “A Reti Unificate”, il problema questione della Terra dei fuochi in Campania rimane centrale .

UN SONDAGGIO CHE ABBATTE IL SUD – Per il 62,1% degli italiani la responsabilità per la situazione campana è da imputarsi all’illegalità del Sud Italia, mentre per il 34,1% è delle aziende del Nord Italia, il 3,8% non sa o non risponde. Altra domanda posta agli intervistati è se in seguito agli allarmi contaminazione del suolo avessero deciso di consumare meno prodotti campani, il 74,9% degli italiani ha risposto di si, il 22,8% di no ed il 2,3% non sa o non risponde. Secondo gli intervistati il problema più urgente del nostro Paese (57,9% + 0,3% in una settimana) è il lavoro/disoccupazione giovanile, seguito dalla crisi economica (33,6% + 0,4%) e dal ridurre i costi della politica (19,7 +1,1%) e le tasse (17,3%).